Lecco, 10 aprile 2014 - In Brianza era uno squattrinato, a Tripoli tutti lo conoscevano come il «sultano». É la storia di Riccardo, 42 anni , che ora in tribunale ha patteggiato una pena di tre mesi. Dall’hinterland lecchese era partito qualche anno fa per cercare fortuna nel nordafrica. Lì aveva conosciuto Fatun, di cinque anni più giovane, figlia di una ricca famiglia della borghesia libica e affascinata da quel giovanotto che le aveva raccontato di essere un imprenditore italiano in Libia per seguire affari importanti. Con quel suo charme da navigato uomo di mondo, era riuscito a conquistare il cuore della ragazza che ci aveva messo poco per decidere: quello era l’uomo che faceva per lei. Così lo aveva presentato ai parenti, una famiglia ben introdotta nell’establishment del deposto Rais.

Da lì al grande «sì» il passo era stato breve con quel matrimonio celebrato all’uso libico, una cerimonia fastosa con ricchi doni dai parenti della famiglia che allo sposo - così vuole la tradizione del Paese nordafricano - avevano regalato in dote oggetti in oro per un valore complessivo di 40mila euro. Chissà cosa deve aver pensato Fatun quando, una volta rientrati in Italia, si deve essere resa conto che Riccardo era un semplice operaio e non certo un facoltoso imprenditore come amava millantare. Ma la vera svolta è arrivata quando alla nascita del primo figlio, Fatun si era recata all’anagrafe del municipio di residenza per registrare il piccolo: là era venuto fuori che Riccardo era già stato sposato in precedenza con una donna italiana, dalla quale non risultava ancora separato.

Apriti cielo, a quel punto il matrimonio celebrato non aveva alcun valore e - peggio ancora - i rapporti tra i due erano naufragati irrimediabilmente con tanto di botte di lui verso di lei, costretta pure a ricorrere alle cure dei sanitari. Ma le sorprese non erano destinate ad esaurirsi con Fatou che una volta rientrata dall’ospedale, si era trovata l’appartamento svuotato dai ricchi regali del matrimonio. Ad essere sparito era pure Riccardo, che ha patteggiato una pena di tre mesi per lesioni in tribunale a Lecco. Lui davanti al giudice Gianmarco De Vincenzi non si è presentato: durante il processo l’avvocato della parte lesa ha fatto sapere che di lui si sa solo che è emigrato in Cina. Forse per rincorrere un nuovo amore.

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