Valmadrera (Lecco), 8 aprile 2014 - É di Marcedusa, provincia di Catanzaro, Ernesto Palermo, l’ex consigliere comunale 45enne arrestato settimana scorsa, un piccolo centro di nemmeno 500 abitanti nel cuore della Calabria. Proprio come il boss della locale di Lecco, il 64enne Mario Trovato, fratello di quel Franco Coco Trovato, «re» indiscusso della mala lombarda finito in galera all’ergastolo nel 1992. A Lecco ci è arrivato, con gli zii, per poi ritornare in meridione, a Cosenza, ed emigrare nuovamente al nord alla fine degli anni ‘90, da precario, come assistente di laboratorio in quella che era ancora la sede distaccata dell’istituto tecnico industriale «Antonio Badoni» di Merate. Quindi il trasferimento a Lecco, il preruolo a Morbegno e infine il posto fisso.

In politica comincia con la Dc, quindi l’Udeur di Clemente Mastella, di cui è il referente provinciale, vantando (o millantando) importanti conoscenze, tra cui l’ex ministro delle Comunicazioni Salvatore Cardinale. Nel perverso meccanismo della spartizione dei posti riesce a trovare una poltrona nel CdA della «Partell SpA» e de «Il Trasporto SpA», società satellite di «Silea», la municipalizzata della raccolta e dello smaltimento rifiuti, quasi troppo facile a posteriori leggerci la scelta di infiltrarsi in uno dei settori preferiti dei «picciotti». Il salto nelle stanze che contano lo compie alle amministrative del 2009, col Pd. Nonostante le sole 64 preferenze e il verdetto che lo pone come quinto dei non eletti riesce lo stesso a sedere sui banchi di maggioranza di Palazzo Bovara. É un tipo enigmatico, all’apparenza innocuo. Eppure lui con il boss ci esce a cena. E lo sa che è proprio il boss, lo dice anche alla figlia: «Tutti delinquenti! Lo sai che cosa fa papà? Ti dico la verità, papà fa incontrare i delinquenti e loro fanno le cose. Hai capito. Ma a me non interessa. Io non faccio le cose, hai capito? Io sono sicuro... Ma pure Mario Trovato, Mario, non è che sembra un delinquente... Quello fa il suo lavoro... Fa il delinquente... Quando uno prende questa via non la lascia più».

«Lui mi chiede se conosco qualcuno per parlarci insieme e io le persone gliele mando là, gli faccio gli appuntamenti. Poi quando vado che ho bisogno io di qualcuna devono fare e zitti!». Mario lo rispetta perché prima lo rispettava il fratello Franco: «Suo fratello è quello che conta, è il numero 1! Gli hanno dato l’ergastolo, bastava che lo guardavi storto, lo guardavi male e ti ammazzava! E io a lui conoscevo!». Quando non era nemmeno adolescente Franco infatti lo voleva far fuori: «Una volta avevo fatto una cosa qui in discoteca no? All’Orsa Maggiore, un’azione che non dovevo fare e lui è venuto per darmele, per spararmi. Io l’ho guardato in faccia, ero un ragazzino, avevo 14 anni. “Sparami se devi sparare. Però mi stai sparando ingiustamente!”».

«Mi ha guardato e mi ha detto in dialetto: “Ma lo sai che tu tieni i co...”. Quattordici anni! Non bevevo, non fumavo. Mi ha detto: “Là vacci, all’Orsa Maggiore, però vacci una volta sola al mese”. E io andavo e facevo quello che dovevo fare. Mi ha tenuto sempre in simpatia». «Ero una bestia da ragazzino. Adesso mi sono calmato perché ci sei tu, specialmente quando sei nata mi sono calmato tanto». É talmente in confidenza con il boss che può chiamarlo «Cipollino»: «É un codice. C’è tutta Lecco, Erba, Como, Sondrio, tutto quello che si muove nell’illecito è tutto sotto controllo suo». Ernesto sa anche che pure lui potrebbe finire «dentro», lo dice alla figlia, ma è certo di riuscire a cavarsela.

«Ti immagini se mi dicessero che devo fare 10 anni di carcere senza vedere voi? A me? Mamma mia... mi scannerei prima che entrassi in galera! Ma a me per arrestarmi non hanno niente, perché io non ho mai fatto nulla di illecito, io sono sempre nel lecito». Quello che non sa è di essere intercettato dai finanzieri del Gico, come non sa che probabilmente gli investigatori mentre lo ascoltano sorridono, perché adesso in prigione c’è anche lui.

di Daniele De Salvo