Lecco, 5 aprile 2014 - «Appare allarmante, anche se allo stato attuale privo di rilievo penale il comportamento del sindaco di Lecco Virginio Brivio; questi, senza avere dirette competenze istituzionali, è ben consapevole dei collegamenti mafiosi prospettati a carico dei privati coinvolti; attraverso i contatti con Ernesto Palermo, Antonello Redaelli e Marco Rusconi cerca di raggiungere con la sua mediazione un compromesso economico tra i primi e il Comune di Valmadrera». Il giudice Alfonso Maria Ferrario, il gip del Tribunale di Milano che ha firmato l’ordinanza Metastasi costata l’arresto a dieci persone per presunti rapporti tra politici e uomini della ‘ndrangheta, non utilizza mezzi termini. In ballo c’è un affare di appena cinquemila euro, l’affidamento in gestione della spiaggetta del Lido di Parè, Valmadrera.

Il boss Mario Trovato da anni ha messo gli occhi su quel posto e si affida a Ernesto Trovato, consigliere comunale del Pd di Lecco, il quale, per questioni di opportunità a sua volta si affida a due prestanome. È l’inizio della primavera del 2011. L’affare sembra andare in porto. Ma dalla prefettura avvisano che dietro c’è qualcosa di strano e tutto si ferma. È in questa fase che viene coinvolto anche Brivio. Le intercettazioni delle telefonate e degli sms rivelano che avrebbe saputo che dietro a tutto c’era il suo consigliere comunale e che dietro a quest’ultimo c’erano i Trovato. «Ma dimmi una cosa... ma c’è Coco dietro queste cose?», avrebbe chiesto Brivio a Palermo. «A me lo ha chiesto e io gli ho detto: “Guarda, dietro a tutto c’è Mario Coco”», avrebbe confermato Palermo. Di più, emergerebbe che fosse stato informato che se l’affare fosse sfumato sarebbero state messe in atto «sistematiche azioni violente sia nei confronti della struttura del Lido sia nei confronti del sindaco di Valmadrera».

Invece che deplorare, Brivio avrebbe sottolineato, riferisce Palermo, che la partecipazione dei Coco-Trovato avrebbe garantito una certa tranquillità: «Poi lui mi ha detto: “Ma siamo sicuri che bordelli..., bordelli non ne fanno bordelli”... Allora lui quando gli ho detto così, ha detto: “Va bene, siamo più tranquilli”». Però Brivio non ammette mai direttamente di sospettare che a tirare le fila dell’operazione fossero esponenti della malavita organizzata, sono sempre gli altri indagati a sostenerlo. Sembrano certi piuttosto i suoi colloqui in prefettura per aggiornarsi dell’evoluzione della vicenda. «Ciao, parlato con prefetto per vicende di Lecco, accennato Valmadrera Parè. Se vuoi ne parliamo ma non al telefono», scrive in un messaggio a Palemo. E subito dopo in uno spedito a Rusconi: «Dimmi quando possiamo vederci». Gli incontri comunque avvengono alla luce del sole, in Comune, oppure alla stazione ferroviaria. Dalla documentazione parrebbe anche che Brivio, una volta sfumato l’affare, abbia tentato di mediare tra le parti, per raggiungere un accordo economico: «Parlava di duecentomila euro, che francamente sembrano tanti».

di Daniele De Salvo