Valmadrera (Lecco), 3 aprile 2014 - Un consigliere comunale. Diceva: «Io sono uno dei nuovi uomini dei Trovato», i Trovato della ’ndrangheta. E sottolineava come, se ci «fosse stato Franco» (all’ergastolo) al posto del fratello Mario, lui invece che semplice consigliere sarebbe stato «assessore». Ernesto Palermo, cosentino del 1968, e amministratore nel Comune di Lecco in quota Pd (poi passato nel 2011 al gruppo misto), ma anche insegnante di istituto professionale che la Guardia di finanza di Milano, coordinata dalla Dda (pm Ilda Boccassini, Claudio Gittardi e Bruna Albertini), trova seduto sugli scranni della minoranza dal 2009, è l’indicatore della inconfutabile infiltrazione della vera mafia anche sul lato lecchese del Lago di Como. Appalti truccati, affari sul territorio, tangenti, estorsioni, attentati. Quella mafia che, neppure debellata dallo storico blitz Infinito (2010), da cui emergeva l’esistenza de “La Lombardia”, e cioè della sede distaccata e strutturata al Nord attraverso “locali” delle ndrine di Locri, riporta in voga ciò che l’indagine “Wall Street” aveva disegnato vent’anni fa attorno al clan Trovato.

I Trovato, sempre loro. Stavolta il fratello Mario che, tornato in libertà nel 2005 dopo aver scontato condanne per droga, è ridisceso in campo col controllo dei cantieri edili, bar, slot machine negli esercizi commerciali, estorsioni, ma anche dirigendo flussi di voti per le elezioni, e stando però alla larga dal traffico di stupefacenti, che - come spiega il pm Gittardi - «avrebbe esposto a un eccessivo rischio la “locale” di Lecco e messo in difficoltà il destino carcerario del fratello Franco», afflitto dal 41 bis.

Ieri la guardia di finanza e il Gico di Milano hanno arrestato dieci persone, su ordine del gip Alfonsa Ferraro e richiesta dei pm della Dda, nell’ambito del blitz “Metastasi”, nome evocativo per cui il procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati cita Manzoni: «Anche questo ramo del lago di Como non è poi così tranquillo». Tra gli arrestati per mafia e reati satellite, Franco Trovato e il consigliere comunale Palermo: che «attribuiva la sua elezione all’appoggio del clan Trovato» (le indagini, partite nel 2010 non hanno potuto analizzare i flussi elettorali); che si sarebbe adoperato anche «per incidere sulla raccolta dei voti e sull’andamento delle consultazioni elettorali locali... in cambio di future utilità»; e che, in questo contesto, avrebbe offerto per le consultazioni del 2011 all’entourage dell’allora assessore morattiano Mariolina Moioli un pacchetto di 500 voti. «Pur appartenendo a diversa forza politica», avrebbe messo a disposizione dell’assessore alla Famiglia (non indagata in questo filone ma per i finanziamenti illeciti nell’inchiesta sulle case famgilia del Comune di Milano), «il proprio bacino elettorale e quello di altri politici in collegamento con famiglie calabresi» quali Antonio Oliverio, ex assessore provinciale di Milano, coinvolto e scagionato in Infinito, e Luigi Calogero Addisi, ex consigliere comunale a Rho. Lo stesso Palermo che, «da uomo della ’ndrangheta» offre diretta protezione, attraverso un intermediario, ai titolari di un locale di recentissima apertura, l’”Old wild west”. Ricevendo un rifiuto («Hanno già chi li protegge»), il consigliere comunale non si ferma: le vetrine del nuovo “Old wild” cadono a pezzi sotto colpi di pistola, e poco dopo lui torna alla carica con la nuova offerta di protezione.

Agli arresti per corruzione e turbativa d’asta aggravate dalla mafia, anche il sindaco di Valmadrera (lista civica appoggiata dal Pd) Marco Rusconi, lecchese di 37 anni, dato per sensibile alle iniziative antimafia: a lui una tangente in parte versata e in parte promessa da 10 mila euro per la concessione dell’area comunale Lido di Parè, che, ogni qualvolta scadeva la concessione, subiva attentati incendiari.

di Marinella Rossi