Lecco, 27 marzo 2014 - «L’abolizione delle province è una truffa ai danni dei cittadini». Daniele Nava, presidente della Provincia di Lecco, difende la sua istituzione con le unghie e con i denti, mentre a Roma si vota sul disegno di legge Delrio, per togliere le Province. «Per prima cosa - afferma il numero uno di Villa Locatelli -, non ci sarà un vero e proprio risparmio, anzi costi aggiuntivi. E lo ha ribadito anche uno studio della Corte dei conti». Il testo del maxi-emendamento prevede che «il presidente della provincia, la giunta provinciale, in carica alla data di entrata della presente legge restano in carica a titolo gratuito fino al 31 dicembre 2014». Nel futuro la legge non prevede la soppressione del consiglio provinciale, ma l’elezione da parte del nuovo istituto dell’assemblea dei sindaci.

E gli incarichi saranno gratuiti. L’Amministrazione lecchese andrà a cadere questa primavera, per cui l’immediato futuro dell’ente potrebbe essere il commissariamento, come avvenuto nella vicina Como. «Con questa riforma non verrà cancellata l’istituzione, bensì il voto popolare. Un vero problema per i cittadini, sempre più estromessi. In più ci sarà sempre più confusione tra le persone, che non sapranno più dove vanno le competenze, se ai Comuni o alle Regioni». L’esponente del Nuovo Centrodestra inoltre critica il premier Matteo Renzi per questa scelta, che avrebbe anche un lato politico. «La maggior parte delle amministrazioni comunali, in questo momento, sono in mano alla sinistra. Ci troveremmo così ad avere 110 province governate da quell’area». Molto scettico è anche Paolo Arrigoni, senatore, ma anche consigliere provinciale (Lega nord). «Il provvedimento si conferma oltre che incostituzionale, confuso e inefficace. Non elimina le province, come dice Renzi, ma le svuota creando disservizi e, dunque, problemi a cittadini e imprese». Italo Bruseghini, capogruppo Pd a Villa Locatelli, è favorevole all’abolizione delle province, ma non in questo modo.

«Bisognava comunque mantenere un organismo a elezione diretta, mentre con questo decreto non ci sarà. Così ora non si sa dove saranno distribuite le competenze delle province. Queste invenzioni dell’ultima ora sono inutili, non è così che si cambia in meglio. E anche la questione dei tremila politici in meno, come è stato detto, non è proprio vera: siamo consiglieri che prendiamo un gettone misero a ogni seduta, non certo una casta». Di parere opposto Giancarlo Valsecchi, consigliere provinciale dell’Italia dei Valori. «Non possiamo intestardirci nel mantenere questi enti se poi non ci sono le risorse. Ora, con questo ddl, le province diventeranno un’istituzione di secondo grado. È comunque un primo passo, ma ora ci sarà da lavorare per proseguire con il lavoro di cambiamento».