Lecco, 19 marzo 2014 - Marco era a un passo dall’obiettivo, quello di mettersi in tasca un’altra prima invernale in solitaria su uno degli scenari più duri (e tristemente tragici) dell’alpinismo classico. Il «Butch» stava riuscendoci a mettere la sua firma sulla via Jori Bardill al Pilone centrale del Freney, ci credeva e lo aveva scritto negli ultimi sms mandati agli amici che lo aspettavano a casa. «Notte fredda e ventosa ma tutto bene. Domani sono in cima». Era fiducioso e anche estasiato («Sono nel posto più bello del mondo») perchè Marco sapeva anche lasciarsi sorprendere dalle bellezze della montagna e lassù la vista era mozzafiato. Mancava davvero poco alla vetta della Chandelle, la cuspide finale che segna l’ultimo tratto della via. Lo testimoniano anche le immagini registrate nella fotocamera digitale ritrovata intatta nel suo zaino: l’autoscatto lo ritrae a una cinquantina di metri dalla mèta.

Sono le 15.30 di venerdì e stando alla ricostruzione degli inquirenti, l’incidente è accaduto con ogni probabilità poco dopo, nel tardo pomeriggio. L’ultimo avvistamento invece risaliva alle 13, quando l’amico Arnaud Clavel (guida alpina di Courmayeur) individua la sagoma di Marco alla base della Chandelle. Sembrano gli attimi prima della festa, quella che pregusta papà Aldino che lo aspetta a Chamonix insieme a Natale Villa e Maurizio Valsecchi. Un altro amico dei Gamma, Robi Chiappa, a Lecco pensa sia fatta: «Gli avevo mandato un sms di congratulazioni pensando che fosse ormai già fuori. Siamo presi in contropiede». Invece le comunicazioni si interrompono e si entra nel campo delle supposizioni. L’unica cosa certa è l’individuazione (domenica mattina) del corpo senza vita del «Butch» i cui resti sono stati recuperati dalle guide del Soccorso alpino valdostano e della Guardia di finanza di Entreves nella giornata di lunedì alla base del Pilone centrale del Freney, a 3.700 metri di quota, dopo un volo di 500 metri. Marco indossava le scarpette da arrampicata, segno inequivocabile - come il materiale da autosicura trovatogli addosso - che stava ancora salendo su roccia.

Cosa sia successo è impossibile dirlo con certezza, almeno sino a quando non sarà possibile il sopralluogo in un’area che resta difficilmente raggiungibile. La versione più vicina alla realtà è che Marco stesse scalando con gli scarponcini da «misto» sugli ultimi due tiri della via, sarebbe volato, il primo «friend» non avrebbe tenuto e si sarebbe rotto con lo strappo, ne sarebbero saltati altri e a quel punto anche la corda in tensione si sarebbe rotta. A papà Aldo, a Courmayeur, è toccato il triste compito di dover riconoscere il corpo di un altro figlio morto insieme all’amico di famiglia Rocco Ravà. Oggi le autorità dovrebbero dare il nullaosta al trasferimento della salma, che è attesa nel primo pomeriggio in città per poi essere trasferita (dalle 17) nella sede dei Gamma, in corso Promessi Sposi dove verrà allestita la camera ardente. I funerali domani, alle 14.30, nella Basilica di San Nicolò.

andrea.morleo@ilgiorno.net