Lecco, 15 marzo 2014 - Una giornata anomala, diversa dal solito, tutta da interpretare l’ultima vissuta da Simona, Keisi e Sidny. Inquirenti e investigatori stanno cercando di ricostruire le ultime ore delle tre sorelle di 13, 10 e 3 anni uccise dalla madre. Sabato pomeriggio avrebbero dovuto partecipare alla tradizionale sfilata di carnevale a Lecco.

Avevano già pronti i vestiti, si erano accordate con le amiche, ma in centro nessuno le ha viste, sono rimaste a casa, la mamma avrebbe loro proibito di uscire, consentendo solo una veloce visita ai parenti. Avrebbero dovuto anche cenare tutte assieme dagli zii ma all’ultimo momento sempre la mamma avrebbe disertato l’appuntamento.

E poi ci sono le continue telefonate e gli sms della madre all’ex marito, in viaggio in auto verso il porto di Bari per raggiungere via mare l’Albania. «Stai attento», «Vai piano», «Ricordati che sei padre», un’eccessiva preoccupazione, quasi morbosa, verso l’uomo che aveva allontanato chiedendone la separazione, come a voler certificare l’attaccamento alle figlie e che a Chiuso non c’era alcun problema. «Si è comportata in maniera strana, non da lei, pareva volesse evitare che stessero fuori troppo a lungo», racconta Neza Bujar, 27 anni, cugino paterno delle tre. Lo confermano anche gli altri familiari: «Magari meditava già quello che poi ha compiuto».

Nessuna scintilla improvvisa, nessun raptus dunque, forse una follia omicida meditata. Ma quella sera, poche ore prima di impugnare il coltello pareva di nuovo tutto normale, fin troppo: altre telefonate consuete, Facebook, i post in rete, i messaggi con Whatsapp sino a mezzanotte...

Solo lei può rivelare ciò che realmente è successo in quell’appartamento di corso Bergamo 87, perché e quando ha deciso di distruggere la sua famiglia, se lo ha scelto oppure se è capitato e basta. Ma Edlira Copa, Eda come si faceva chiamare, al momento non parla, si è lasciata sfuggire unicamente qualche frase sconnessa, «la mafia in Italia», la «prostituzione», la «paura per il futuro».

Non si è confidata nemmeno con il suo avvocato Andrea Spreafico, che venerdì è andato a trovarla per la terza volta in ospedale, dove è ancora ricoverata. «Con me non ha confessato niente né mi ha chiesto delle figlie», assicura il legale. «Forse ha accennato qualcosa ai medici o agli infermieri», aggiunge, quasi a lasciare intendere che pian piano si stia aprendo.

«In ogni modo non sussistono aggiornamenti di rilievo, le indagini proseguono, verranno compiuti credo anche accertamenti di natura tecnica», spiega il legale. Come quelli sul cellulare della donna, per stabilire chi ha contattato, quando, cosa possa aver detto, per chiarire gli aspetti di un sabato inconsueto, non un sabato qualsiasi, ma l’ultimo sabato di Simona, Keisi e Sidny, i cui feretri da ieri mattina sono in rotta verso Durazzo per essere seppelliti nel paese d’origine del papà, dopo aver lasciato per sempre Lecco.