Lecco, 10 marzo 2014 - «Dormivo quando ho sentito delle urla terribili. Ho aperto, mi sono affacciato e non ho visto nessuno. Ho pensato a un litigio e sono rientrato». Alessandro Tacini è il vicino di pianerottolo dei Dobrushi nel condominio popolare di corso Bergamo. Non può sapere che le urla che lo hanno svegliato sono quelle di dolore e terrore di Simona, la figlia maggiore di 13 anni di Edlira che tenta di evitare i due coltelli della madre branditi contro di lei, scappa da una stanza all’altra del piccolo appartamento, viene colpita a più riprese, che lotta contro quella donna ridotta a una furia irrazionale e spietata. Il ritorno al silenzio notturno segna il momento in cui Simona cessa di lottare e il coltello le trapassa la gola.

«Hanno suonato - continua Tacini -. Quando ho aperto, ho visto quella donna sporca di sangue dappertutto. Aveva ferite all’addome, alle braccia, alle mani. «Le hanno uccise», mi ha detto. Ho chiamato il 118»

Sono le 6.25. É l’allarme. Forse nella mente sconvolta di Edlira Dobrushi c’è la volontà di chiedere aiuto e forse ha preso forma il piano di fingere l’aggressione di uno sconosciuto per fare scivolare su di lui la responsabilità dell’eccidio.

Crollerà poco dopo, interrogata al pronto soccorso dell’ospedale «Alessandro Manzoni» dal pm Silvia Zannini e dai carabinieri. Sono pochi passi dal condominio al numero 87 di corso Bergamo all’abitazione di Lulzim, il fratello di Bashkim, il marito di Edlira, il padre di Simona, Keisi, Sidny. Si affaccia un nipote, riserva poche parole: «Ne sapete più voi, lasciateci stare, cercate di capire. Posso dire solo che Bashkim è stato rintracciato, tornerà domani mattina (oggi, ndr)».

Bashkim Dobrushi, 44 anni, incensurato, con doppia cittadinanza, è operaio in un’azienda metalmeccanica di Oggiono. Vive in Italia da una quindicina d’anni. Dopo la separazione dalla moglie, avvenuta lo scorso settembre era andato a vivere dal fratello, ma spesso faceva visita alle tre figlie. Da poco era iniziata una relazione con un’altra donna. Aveva preso quindici giorni di ferie e sabato era partito (pare in compagnia della nuova compagna) per Kukes, il suo paese di origine in Albania. Voleva spiegare alla famiglia la decisione di separarsi. A Bari si era imbarcato su traghetto per Durazzo.