Merate (Lecco), 15 febbraio 2014 - La paura corre in treno con fermata alla stazione. Un 16enne di Merate l’altro pomeriggio è stato aggredito e derubato dello smartphone da due ragazzi, forse suoi coetanei, mentre si incamminava verso casa di ritorno da scuola, subito dopo essere arrivato al casello ferroviario di Cernusco Lombardone. I baby rapinatori lo hanno assalito di sorpresa mentre percorreva via Vittorio Emanuele II.

«Mi hanno messo le mani al collo e cercato di strozzarmi - ha riferito l’adolescente, che frequenta le superiori in un istituto milanese -. Mi hanno obbligato a consegnare il cellulare. Io stavo da solo, non c’era nessuno intorno che potesse aiutarmi, mi sono spaventato e ho obbedito senza reagire né dire nulla». Lo studente quindi è corso a casa terrorizzato, ha raccontato quello che era successo al padre e insieme sono andati subito presso la caserma dei carabinieri per sporgere denuncia raccontando dell’agguato dei due ragazzi.

Da quanto ha spiegato i rapinatori sarebbero giovanissimi, probabilmente della sua stessa età. Parlavano perfettamente italiano, senza un particolare accento, ma avrebbero la carnagione olivastra, per questo ha sostenuto che potrebbero essere di origine straniera, forse nordafricana o magrebina. Si sospetta possano abitare in zona. Tutto è accaduto intono alle 17. Il teenager era appena sceso dal treno in arrivo da Porta Garibaldi.

Giusto il tempo di imboccare la strada che porta verso la vicina ex statale 36 che i due sconosciuti lo hanno bloccato e spinto all’angolo, contro un muro, in un tratto di carreggiata che si estende in una zona isolata e anche buia dove difficilmente qualcuno si sarebbe accolto del loro assalto. Sono bastate poche parole per mettere in chiaro cosa volevano. Lui inizialmente, tra il confuso e il sorpreso, ha tergiversato e allora sono passati direttamente alle maniere forti, come per strangolarlo, tappandogli anche la bocca per impedirgli di gridare e richiamare l’attenzione di qualche passate.

Forse lo tenevano d’occhio già in carrozza, potrebbero aver compiuto il viaggio con lui e notato il suo telefonino di ultima generazione, quindi averlo seguito a debita distanza per raggiungerlo infine nel punto migliore per tendergli l’imboscata.  Una volta scattato l’allarme gli operatori del 112 si sono messi a caccia dei colpevoli, ma ormai era troppo tardi, perché già trascorso parecchio tempo. In ogni modo le indagini sono tutt’ora in corso.