Lecco, 4 febbraio 2014 - A Lecco si sorride sempre. La provincia d’Italia dove le persone sono più felici è infatti proprio quella che si affaccia su “quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti…”. Lo certificano gli psicologi della Scuola di psicoterapia “Erich Fromm“, che hanno calcolato l’indice di felicità, su una scala di valori che va da 1 a 100, dei cittadini delle 110 province italiane, su un campione di 2.000 persone, tra i 25 e i 70 anni. Al primo posto si sono appunto piazzati i lecchesi con un indice di felicità di 89 su 100. Tutto merito della qualità della vita, dei i rapporti umani interpersonali e dell’aria buona che si respira grazie al Lario e alle montagne circostanti. In seconda posizione Lucca, con un indice di felicità pari a 87, dove i cittadini sono felici di vivere per la sua bellezza artistica e l’atmosfera suggestiva. Al terzo posto Oristano, con un indice di felicità pari a 83: qui i cittadini si sentono al “sicuro” e vivono in modo rilassato. Seguono poi gli abitanti di Trento, Como, Viterbo, Pordenone, Grosseto, Ravenna e Cuneo. Maglia nera al sud con Enna, Salerno, Crotone, Isernia e Catanzaro. Ultimo posto Potenza, in Basilicata, la città più triste.

“Sono entusiasta di questo riconoscimento per la provincia di Lecco - commenta il presidente di Villa Locatelli Daniele Nava che la butta in politica -. Conferma che i nostri concittadini hanno capito gli sforzi fatti dall’Amministrazione provinciale in questi ultimi anni per assicurare un alto standard qualitativo nei servizi a loro destinati. La Brianza e il Lecchese si confermano terra di voglia di fare e lavoro, nonostante la crisi, a dimostrazione che si può coniugare il lavoro e la propensione a intraprendere con un territorio che riesce ad armonizzare lo svago, grazie anche alle bellezze naturalistiche. Il nostro territorio si contraddistingue per la forte attività nello sport e nel tempo libero e per il volontariato attivo, indici che sicuramente creano un importante background di felicità. Da noi a Lecco si vive meglio che nelle grandi città grazie a una migliore qualità della vita“. Con un accenno polemico anche nei confronti del regista Paolo Vizi e del suo “Capitale umano“.. “Direi quindi che “piccolo è bello, soprattutto quando curato”, e questo trend è confermato dalla scelta di molte famiglie con figli piccoli di trasferirsi proprio nel Lecchese. Questa è la miglior risposta ai detrattori come il regista Virzì, del quale sicuramente non andrò a vedere il film”. 

Ma quali sono i fattori che rendono felice una provincia? Innanzitutto l’alta qualità dei servizi offerti, l’assenza di criminalità, l’alta offerta di lavoro e la ricchezza di proposte turistiche e del tempo libero.   “Le caratteristiche della felicità sono variabili secondo l'entità che la prova, l'uomo fin dalla sua comparsa ha sempre cercato questo stato di benessere, la felicità si può definire un insieme di emozioni e sensazioni del corpo, della mente, del proprio sé e dell'intelletto che procurano benessere e gioia di vivere, che possono esprimersi nel ciclo di vita di una persona – spiega il dottor Ezio Benelli, direttore di Scuola di Psicoterapia Erich Fromm di Prato – . Nel panorama dei metodi usati nella ricerca in psicologia l'intervista e il questionario rappresentano due strumenti ampiamente diffusi per la raccolta di informazioni, nella nostra ricerca effettuata via telefono sull'indice di felicità riferita al vivere nella propria provincia di residenza abbiamo utilizzato entrambi i metodi”.

Secondo lo studio la gente che vive in provincia si ritiene più felice del 77% rispetto a chi vive in città, perché ritiene la provincia meno costosa, più tranquilla e meno inquinata. La maggior parte degli intervistati (80%) che vive in provincia non vivrebbe mai nelle grandi città, perché non ama il ritmo sfrenato, l’aria inquinata, il traffico e la difficoltà a trovare parcheggio e soprattutto il grigiore del cemento.   Solo il 33% di chi vive in provincia invece le abolirebbe: evidentemente si ritiene fondamentale un ente intermedio tra Comune e Regione, in grado di preservare l’identità del territorio. La paura della maggior parte degli intervistati è quella di essere poi trascurati dalla Regione, che si occuperebbe solo dei capoluoghi.

“Oltre ai risultati sopra esposti, dati dall'elaborazione del questionario, abbiamo cercato nell'intervista di sondare come le persone vivevano dal punto di vista psicologico la possibilità che le Province venissero abolite. Un dato inaspettato è stato quello di cogliere nella maggioranza delle persone una sensazione di lutto e di perdita, come se le infrastrutture delle Province, da sempre presenti, potessero avere un effetto rassicurante, soprattutto per quanto riguarda la scuola e la viabilità, elementi importanti per la scolarizzazione dei figli e per la sicurezza stradale negli spostamenti dei pendolari e del tempo libero. Alla data di oggi ciò mi fa pensare che anche l'abolizione o la trasformazione del Senato possa far vivere, dal punto di vista psicologico, il lutto e la perdita” , conclude il dottore rifacendosi alle teorie di Erich Fromm.