Annone Brianza, 16 gennaio 2014 - Gli inquirenti sono al lavoro per dare un volto e un nome al commando che ha ferito il 35enne. Al momento non trapela nulla né sul possibile movente di quello che parrebbe un regolamento di conti né sugli eventuali sospettati. «Stiamo svolgendo accertamenti a tutto campo», si limita a spiegare il colonnello Alessandro Giuliani, vicecomandante provinciale dell’Arma.

Da quello che è stato possibile ricostruire l’algerino conosceva chi gli ha aperto il fuoco contro di lui, probabilmente due persone. Ai soccorritori ha racconto che si tratterrebbe di calabresi: «Sono stati loro a spararmi», ha ripetuto più volte. Con loro aveva concordato un appuntamento presso l’attività di via XXV Aprile di Annone Brianza a quanto sembra per vendere un’auto, ma loro lo avrebbero aggredito subito, prima all’altezza del cancello dell’impresa di rottami, per poi seguirlo anche dentro, fin sotto il capannone, magari per portare a termine ciò che non sono riusciti a compiere fuori, cioè ucciderlo, ma anche questo aspetto non è stato appurato.

«L’episodio è molto grave, fortunatamente il 35enne non ha riportato lesioni gravi - prosegue l’ufficiale dei carabinieri -. I colpi lo hanno raggiunto alla gamba e uno di striscio all’addome». Gli inquirenti vogliono capire se intendessero ammazzarlo oppure solo spaventarlo, ma anche il perché dell’azione che ha assunto i contorni di un vero e proprio agguato in stile malavitoso.

I militari sono intervenuti in forze, sia dalla Compagnia di Merate sia da Lecco, segno forse del sospetto che l’intera vicenda possa nascondere qualcosa di ben più grosso e permettere di portare alla luce qualche giro importante. Sono circolate voci di droga, estorsioni, più volte è echeggiata la parola ‘’ndrangheta, per ora però nessuna tesi avrebbe trovato riscontro e nemmeno conferme da parte di chi si occupa del caso. Gli uomini in divisa hanno subito delimitato la scena dell’assalto e sequestrato la Daihatsu Cuore di colore nero con cui lo straniero si è presentato all’incontro che per lui poteva rivelarsi letale.

A bordo del veicolo sono stati recuperati un iPad, un seggiolino per bambini e parecchi documenti, tra cui copie di carte di identità e di circolazione. Gli operatori del 112 si sono inoltre soffermati a lungo per i sopralluoghi e i rilievi. Hanno scattato fotografie e rovistato nei rifiuti metallici, forse per cercare l’arma oppure gli eventuali bossoli esplosi, sempre che i colpi non siano stati deflagrati con un revolver. A più riprese i testimoni sono stati accompagnati presso la caserma di Oggiono per essere ascoltati.

Tra loro anche il responsabile dell’attività insieme ai dipendenti, molti dei quali non italiani. I presenti tuttavia non avrebbero fornito molte indicazioni, nonostante tutto sia avvenuto sotto i loro occhi. È stato riferito di un alterco e poi di un paio di individui fuggiti a tutta velocità a bordo di un mezzo non meglio identificato. Qualche aiuto potrebbe giungere dalle immagini delle telecamere dei sistemi di videosorveglianza installate in zona, che in passato si sono rivelate molto utili per mettere i carabinieri sulla strada giusta o almeno per confermare le loro tesi investigative.