Abbadia Lariana (Lecco),  2014 - Cosa sia successo esattamente la mattina del 25 novembre 2013 in quell’appartamento di via Giordanoni ad Abbadia Lariana, che da qualche giorno è nuovamente abitata perchè sono stati tolti i sigilli, non è ancora chiaro. Che la 25enne della Costa d’Avorio Aicha Christine Eulodie Coulibaly con una coltellata abbia ucciso il proprio figlio Nicolò di appena tre anni ormai è certo, ciò che resta da scoprire è chi l’abbia indotta a tanto, ma anche quello che è avvenuto immediatamente prima il terribile delitto. Molti aspetti infatti non tornano. A partire da quella chiave rotta nella porta blindata. Il compagno della donna Stefano Imberti, idraulico 43enne di Mandello, sostiene che è stata lei a romperla, ma inquirenti e investigatori sospettano che non ne avrebbe avuto la forza necessaria, come vogliono vederci chiaro sulla circostanza che entrambi all’arrivo dei soccorritori erano completamente nudi. Eppure l’uomo, che non sarebbe nemmeno riuscito vestirsi e avrebbe dovuto chiedere in prestito un paio di pantaloni ai vicini, avrebbe avuto modo di recuperare i documenti dell’immigrata, per affidarli a un dirimpettaio che poi a sua volta li ha consegnati ai carabinieri.

L’ivoriana avrebbe riferito che lui li aveva nascosti per impedirle di tornare in Africa, come più volte manifestato, ma avrebbe raccontato anche molto altro di spiacevole sulla loro relazione. Divergenze sussisterebbero anche sui tempi: uno ha dichiarato di essere rincasato alle 23 di sera per motivi di lavoro, l’altra e alcuni testimoni avrebbero tuttavia indicato le 2 di notte, un’orario insolito anche per un lavoratore. E poi i messaggi su Facebook di una fantomatica spasimante del manovale che avrebbe ulteriormente inculcato nella giovane il dubbio del tradimento e di un amore finito, un tarlo nella mente e nell’anima di una persone già turbate dalla solitudine e dalla prolungata depressione di cui nessuno tra coloro che le stavano accanto si sarebbe accorto.

Le risposte ai tanti quesiti insoluti potrebbero trovare soluzione nelle prossime settimane. Martedì si svolgerà infatti l’incidente probatorio durante il quale la psichiatra Mara Bertini scelta come consulente dal Gip Massimo Mercaldo dovrà stabilire se l’infanticida è capace di intendere e volere, se è condannabile e se costituisca un pericolo sociale. «Da tali valutazioni dipenderanno tutte le future scelte processuali», spiega l’avvocato d’ufficio Sonia Bova, mamma anch’ella che ha preso molto a cuore l’assistita e al momento la sta seguendo gratuitamente. I militari del Racis di Parma, Raggruppamento investigazioni scientifiche di Parma, inoltre a breve, svolgeranno accertamenti tecnici irripetibili sui reperti e i campioni raccolti, ma anche su diversi oggetti sequestrato. Si attende infine il deposito della perizia informatica sul Pc della coppia. «Sono stata a trovarla prima di Natale e tornerò a fine mese - riferisce il difensore -. L’ho trovata meglio, più tranquilla, ma crede che suo figlio sia vivo, non ha ancora preso coscienza di quanto ha commesso».

di Daniele De Salvo