Merate, 3 gennaio 2014 -  Il Bufalo ora corre per le praterie del cielo. Si è spento a novant'anni compiuti il 6 novembre Mario Isella di Merate, l’ultima delle Aquile randagie che ancora volava. Insieme ad altri durante il Fascismo aveva aderito all’Asci, l'Associazione scoutistica cattolica italiana, sciolta e bandita dal Duce nel 1928. Insieme ad altri giovani amanti della libertà si era ribellato al provvedimento e con uno sparuto gruppo di amici aveva continuato a ritovarsi, fondando il gruppo delle "Aquile randagie". Era l'inizio dello scoutismo clandestino, una lunga storia di passione e di un'esperienza di resistenza. C'è chi è finito in prigione per tale scelta, chi è stato deportato e qualcuno ha pagato addirittura con la stessa vita. Nel 1945 poi l'incubo finalmente è finito e gli scampati hanno potuto riprendere le attività alla luce del sole, rinnovando e proseguendo la tradizione di quella che è considerata una delle agenzie educative migliori e più seguita del mondo, ovvero quella degli scout.

L’ultima Aquila, nome in codice Bufalo, era originaria di Monza, ma dal 1966 si era trasferita in Brianza, all’ombra della Torre di Castello Prinetti, in via San Francesco d'Assisi a Merate, mettendo a disposizione la sua esperienza per le nuove leve attraverso scritti, libri di ricordi e raccolte fotografiche. Nel 2007, in occasione del centenario della fondazione del gruppo ideato da Robert Baden-Powell, davanti alle telecamere della televisione di Stato, aveva rinnovato pure la sua promessa, perchè una volta giurato da scout lo si rimane per sempre.

"Ho avuto la fortuna di incontrare nel 1933 Beniamino Casati, mio insegnante di catechismo e istruttore del reparto scout che aveva sede in oratorio prima dello scioglimento decretato dal Fascismo - ci aveva raccontato  -. Insieme ad altri si è ribellato all'ingiunzione, dando vita alle Aquile randagie a cui poi ho aderito pure io".

E ancora: "Mi ricordo che nel 1936 ho barattato con mamma e papà la possibilità di una vacanza di un mese in una colonia marina con una settimana di campo degli scout. Non lo scorderò mai, perchè è stato il mio primo campo, il primo di una lunga serie. Nel 1938 sono quindi stato riconosciuto un'Aquila randagia e il 28 aprile 1940 ho pronunciato la promessa, costituendo insieme ad altri amici la squadriglia Aquila". Era un’epoca difficile, perchè gli anziani sono venivano chiamati  alle armi e spettava a ragazzi reggere le sorti del movimento e traghettarlo sino alla fine del conflitto.

Una testimonianza estremamente pericolosa la loro, con perquisizioni, rastrellamenti e pestaggi brutali da parte delle camice nere "La promessa scout chiedeva di servire la Patria, ma allora la Patria diceva solo di 'credere, obbedire e combattere'". Le Aquile randagie si rifiutarono, ma non per questo hanno tradito la promessa, che parla della legge di lealtà, di libertà, di fraternità e di fare del proprio meglio per crescere uomini onesti e cittadini preparati e responsabili.

Abbiamo pertanto giudicato che il nostro vero servizio alla Patria era ribellarsi al regime. Come dire: fedeli e ribelli". Nel 1945 finalmente però l'Asci finalmente rifiorì alla luce del sole e a Bufalo venne affidato uno dei tre reparti organizzati in Brianza, di cui mantenne la guida sino al  1950 quando, per ragioni di salute e lavoro, lasciò l‘incarico, per entrare però a far parte del Masci, il movimento per gli adulti, collaborando al servizio di manutenzione del campo scuola di Colico. Lui stesso ha raccontato quanto ha affrontato in "Fedeli e ribelli", un diario fotografico dello scoutismo clandestino brianzolo con  immagini dal 1928 al 1945. In "Penne d'aquila" ha invece pubblicato alcuni stralci di corrispondenza tra le Aquile randagie tra il '39 e il '43, durante la Seconda guerra mondiale. I funerali verranno celebrati sabato alle 11 nella prepositurale di Sant’Ambrogio, quindi l’ultimo viaggio terreno a Monza.