Lecco, 29 dicembre 2013 - Quei due mesi e venti giorni di consegna durante la naja li ha pagati a caro prezzo e con gli interessi un consigliere di amministrazione di una nota società di servizi. A «punirlo» per la seconda volta a vent’anni di distanza però non sono stati i suoi superiori del militare, ma i funzionari del Comune di Lecco, i quali, proprio a causa dell’errore di gioventù quando svolgeva la leva, gli hanno impedito di aggiudicarsi la gara per la gestione di alcuni parcheggi in centro città. Lui ha presentato ricorso ai giudici del Tar di Milano, che hanno accolto l’appello, ma ormai è tardi, perché l’affare è sfumato.

A tirare la toga ai magistrati del Tribunale amministrativo regionale è stato a febbraio del 2009 un componente del CdA della «Compagnia italiana promozione e servizi» di Milano, dopo che, nel dicembre 2008, un burocrate di Palazzo Bovara lo ha escluso dall’appalto per la concessione di un’area destinata a posteggio in piazza Sassi, perché, tra i vari incartamenti da presentare, non ha depositato la fedina penale, «macchiata» da tre mesi di rigore risalenti addirittura al 1991, una condanna inflittagli poiché quando era soldato a Napoli aveva abbandonato il posto di guardia. In municipio tra l’altro non si sono accorti subito del precedente e inizialmente gli hanno affidato l’incarico, dato che ha sbaragliato la concorrenza con l’offerta economica migliore. Solo successivamente, durante le verifiche del caso sulla regolarità della documentazione protocollata, sono venuti a conoscenza dei trascorsi, sebbene non si sappia come, visto che nei suoi carichi pendenti e dal casellario giudiziario non risulterebbe comunque nulla di tutto ciò.

In ogni modo il dirigente della «Cipes» ha chiesto l’annullamento del provvedimento, sostenendo che il reato per il quale è stato riconosciuto colpevole «non sarebbe un grave danno verso lo Stato né verso la comunità, né inciderebbe sulla sua moralità professionale». E a quanto pare è proprio così, perchè nei giorni scorsi, a quasi quattro anni di distanza dall’avvio della causa e di ventidue dalla condanna, i pretori della prima sezione del Tar, hanno annullato quanto deciso dagli impiegati municipali lecchesi, bollandola come un «riscontro meramente formale». Non solo, perchè li hanno anche condannati a saldare tutte le spese giudiziarie, 3.500 euro più gli oneri maturati in tutto questo tempo.