Merate, 21 dicembre 2013 - Gli agenti della Guardia di Finanza di Sondrio e del Corpo forestale dello Stato hanno sequestrato tutto: decine e decine di faldoni, documenti, computer, telefonini, tablet, chiavette, smantellando praticamente gli uffici amministrativi e tecnici dell’Azienda ospedaliera lecchese. Nel mirino degli investigatori, che stanno compiendo accertamenti su presunte mazzette per l’assegnazione di appalti pubblici, è finito il rifacimento di una porzione del tetto del San Leopoldo Mandic, nell’ambito del cosiddetto «secondo lotto», quello per la realizzazione tra il resto del futuro reparto di Pneumologia del presidio brianzolo. Si tratta di una tranche di lavori da 270mila e rotti euro, affidati direttamente ai responsabili della società valtellinese «Leopoldo Castelli» di proprietà del presidente dell’Ance, il sondriese Gian Maria Castelli.

Il numero uno della sanità provinciale Mauro Lovisari si dice comunque tranquillo, nonostante tra gli indagati risultino tre suoi stretti collaboratori, gli architetti Michele Rigat, Roberto Rusin e Giulia Vairetti, funzionari della sede centrale di via dell’Eremo e di quella di Merate. «Si sono aggiudicati il contratto espletato mediante trattativa privata per l’importo esiguo coloro che avevano operato per la restante parte del progetto di ristrutturazione - spiega il direttore generale -. Questo perchè disponevano già direttamente sul posto di mezzi per la movimentazione del materiale, impalcature e maestranze, proprio in virtù del precedente intervento. É normale quindi che abbiano potuto formulare un’offerta più bassa rispetto ai concorrenti».

«É un’inchiesta ad ampio raggio ed è giusto che i magistrati compiano tutte le opportune verifiche - prosegue -. Da parte mia sono certo dell’operato dei miei assistenti e invito a considerare che un avviso di garanzia è un atto appunto a tutela di quanti sono coinvolti nelle indagini, non un verdetto di colpevolezza».  Lovisari auspica comunque che gli inquirenti chiariscano in fretta la situazione, anche per poter disporre nuovamente di tutti gli strumenti informatici che sono stati portati via, indispensabili per la gestione ordinaria delle attività ospedaliere.