Nibionno, 18 dicembre 2013 - I quattro incriminati del massacro di Joele Leotta rimangono in carcere. Il mese prossimo compariranno davanti ai giudici della Corte della Corona di Maidstone. Si tratta di una sorta di udienza preliminare, mentre il processo vero e proprio si celebrerà ad aprile. Dovranno dichiararsi colpevoli oppure innocenti, nulla di più, sia in merito all’omicidio del 20enne di Nibionno, sia all’aggressione di Alex Galbiati, il coetaneo e compagno di sempre di Rogeno. Qualora ammettessero le proprie responsabilità potrebbero usufruire di uno sconto di pena. In ogni modo il dibattimento non dovrebbe più di quattro o cinque sedute e proseguirà ad oltranza sino alla pronuncia del verdetto senza alcuna possibilità di appello.

Gli investigatori inglesi, che come di prassi nel Regno Unito mantengono severamente il massimo riserbo sulle indagini, avebbero in mano elementi molto probanti: testimonianze oculari, riconoscimenti, immagini di telecamere, impronte digitali, rilievi scientifici e altro ancora. I lituani alla sbarra rischiano come minimo una condanna a vent’anni e poi l’esplulsione dalla Gran Bretagna, dove è sufficiente una denuncia per essere rimpatriati.

Oltre a loro al momento risultano indagate anche altre quattro persone che in questo momento si trovano in libertà vigilata su condizionale. A quanto pare avrebbero assistito alla mattanza, senza però partecipare all’agguato durante il quale è rimasto ucciso il giovane di Nibionno che aveva trovato un lavoro come cameriere. Sarebbero stati insomma meri spettatori dell’assalto costato la vita al giovane brianzolo e che ha segnato per sempre anche l’esistenza del suo amico che in quel momento si trovava con lui e che è miracolosamente sopravvissuto alla violenta spedizione.

«Volevano uccidere anche lui - rivela Luca, il padre del superstite -. Non erano ubriachi. Avevano bevuto ma non erano ubriachi. Lo hanno confessato loro, anzi hanno voluto sottolinearlo». Non si sarebbe dunque trattato di un incidente, la situazione non sarebbe sfuggita di mano, il raid è stato meditato, studiato e preparato da quelle che sembrano fredde e spietate furie omicide.