Calco, 6 dicembre 2013 - Silenzio, solo silenzio, per l’estremo abbraccio a Beatrice, la neonata di quattro mesi che martedì mattina è morta nel suo passeggino tra le bancarelle del mercato di Merate. Perché le parole non possono colmare il vuoto che ha lasciato, né spiegare un evento che è accaduto troppo presto, troppo in fretta e senza nemmeno un perché. Lo ha ammesso con voce sommessa anche il parroco di Calco don Carlo Motta, che ieri pomeriggio nella chiesa prepositurale del paese brianzolo ha celebrato i funerali della bimba.

«Nessuna frase può sanare il cuore lacerato della mamma e del papà di questa innocente. Davvero non so quello che potrei dirvi, di fronte a una simile tragedia anche la fede di un sacerdote quale sono io viene messa a dura prova in un momento del genere», ha confidato il prete durante la breve ma sentita omelia.

Terminata la funzione religiosa il prevosto dall’altare ha raggiunto i genitori della creatura, Dario e Megi, che vivono a Pagnano, li ha abbracciati, li ha presi per mano e li ha accompagnati vicino al minuscolo feretro in legno bianco circondato di fiori e drappi solenni, quasi fosse la culla di Gesù bambino. E con loro accanto lì ha pregato. «Mamma, non mi bacerai più, non mi abbraccerai più, però stringi la mano del mio papà - ha sussurrato il religioso come ad offrire la propria voce per l’ultima volta alla bambina -. E tu papà, quando arriverai a casa la sera, so che non mi troverai più, ma stringi, stringi forte forte la mano della mia mamma. E tenendovi per mano camminate insieme e io sarò lo stesso con voi». Quindi la piccola bara bianca è stata presa in braccio, così leggera eppure tanto carica di dolore e sofferenza.

Subito dietro i genitori, con in mano la foto del loro angioletto volato in cielo, accompagnati dai nonni, dai parenti e a seguire gli amici e quanti hanno voluto partecipare alla cerimonia perché rimasti coinvolti dalla triste vicenda. Infine il viaggio in corteo al cimitero, dove Bea - così la chiamavano affettuosamente i familiari - continua a dormire per sempre di quel sonno da cui non si è più svegliata.