Lecco, 27 novembre 2013 - In almeno due occasioni l’automedica del servizio di emergenza e urgenza del 118 non è stata in grado di intervenire su codici rossi e per questo è stata inviata sul posto la guardia medica. La conferma di questo grave fatto, tenuto a lungo riservato, viene direttamente dall’Asl dopo che alcuni particolari sono emersi durante un corso di formazione per la continuità assistenziale in cui i medici hanno espresso preoccupazione per la situazione che si sta creando sul territorio con quella che pare essere un’insufficienza di automediche.

Nei due casi, che sono confermati direttamente dall’Asl, l’automedica di Areu risultava impegnata e non essendovi altri mezzi disponibili la centrale operativa ha chiesto l’intervento della guardia medica. Un’informativa su quanto accaduto risulta essere stata inviata anche alla Procura perchè diverse normative non sarebbero state rispettate. I medici della continuità assistenziale hanno manifestato profonda preoccupazione per quanto accaduto per diversi motivi.

Per prima cosa la guardia medica non è abilitata al servizio di emergenza e urgenza come dovrebbero essere i medici che fanno servizio sull’automedica. Inoltre la guardia medica non ha disposizione monitor e medicinali adeguati a intervenire sulle emergenze. I medici della continuità assistenziale hanno messo in chiaro che non è pensabile di poter gestire un’emergenza avendo nella borsa del Lasix e del Voltaren, niente per poter intubare e nessun sedativo. Inviare personale privo degli strumenti e dei medicinali adeguati – è il sunto della questione – oltre a mettere a rischio i pazienti espone i medici a pesanti sanzioni disciplinari e legali. Per non parlare del fatto che i medici a bordo delle loro auto private sono costretti a correre su un codice rosso mettendo a rischio la loro vita, quella degli altri e a rischiare pesanti sanzioni per eventuali infrazioni del codice della strada.

La vicenda è assai delicata e non sono mancati duri riferimenti al direttore generale dell’azienda ospedaliera Mauro Lovisari che recentemente in un convegno aveva dichiarato «che la continuità assistenziale alle volte non è continuità ma è dormire all’interno di un ospedale perché si è fatto magari un turno con qualche altra professione?». Frase che non è stata digerita dei medici che ora sembrano determinati a unire le forze e attenersi pedissequamente al regolamento non prestandosi più a eventuali interventi di emergenza.