Abbadia Lariana,  15 novembre 2013 - Continua a parlare di Nicolò, a chiedere di lui, a dire che se lo sente dentro, a sostenere di volerlo incontrare presto. Aisha Coulibaly crede che sia ancora vivo, forse non sa o non vuole realizzare che invece non c’è più, che è stata proprio lei il 25 ottobre ad ammazzarlo con una forbiciata dritta al cuore in quello che potrebbe essere stato un raptus di follia. Ieri mattina l’avvocato di fiducia Sonia Bova è andata a trovare in carcere al Bassone di Como la giovane madre della Costa d’Avorio per preparare l’interrogatorio che lei stessa ha chiesto e che si svolgerà questa mattina, venerdì. 

Ha raccontato che si sentiva sola, anzi abbandonata, che era certa che il marito Stefano lo tradisse o almeno qualcuno così le ha fatto credere. Chattando con alcune persone su Facebook riceveva strani messaggi, con cui un’anonima presunta spasimante del consorte l’avrebbe derisa e messa in guardia. 
Che fosse in grave difficoltà e stesse per cedere lo aveva capito anche la madre, che da alcuni giorni riceveva in Africa telefonate della figlia alle cinque di mattina durante le quali la donna si lamentava per i sospetti che nella sua mente erano ormai divenuti realtà. Per questo voleva che la raggiungesse, per darle una mano a reggere e ritrovare l’equilibrio. La sera prima avrebbe dovuto parlarne proprio con il marito, ma lui sarebbe tornato come al solito stanco dal lavoro e avrebbe rimandato la discussione.  Ma non c’è stato più tempo per riprendere il discorso. 

«Mi ha confidato che Nicolò era il suo figlio preferito, perchè le teneva compagnia e riempiva il vuoto esistenziale che percepiva attorno a lei e che i suoceri riuscivano solo in parte a colmare - riferisce il difensore -. Anostro avviso tutto è dipeso da una crisi post partum aggravata dai dubbi sul comportamento del marito. Per questo abbiamo nominato un perito di parte, lo psichiatra Mario Lanfranconi.
Chiederemo al Pm di trasferirla a Castiglione delle Stiviere e di permetterle incontro protetti con il primogenito».