Abbadia, 12 novembre 2013 - Quattordici anni. Da tanto si parla, si progetta e si attende la ciclabile che colleghi Abbadia a Lecco per creare una strada sicura per bici e pedoni che altrimenti sono costretti a camminare sul ciglio della Superstrada 36 con enormi rischi.

Dopo la progettazione avviata nel 1999 e l’ok da parte di Anas nel 2003, l’opera è stata finanziata e poi appaltata ma da lì in poi ricorsi, mancato rispetto dei tempi, recriminazioni economiche hanno trasformato la ciclabile in un calvario per gli amministratori e in un miraggio per i cittadini. L’ultimo colpo di scena a metà ottobre quando la Prefettura di Roma ha ordinato la rescissione del contratto di appalto perché il consorzio che aveva vinto era in odore di mafia. Così un appalto da 8 milioni di euro è stato bloccato. Rocco Cardamone, attuale consigliere provinciale ed ex sindaco di Abbadia, ma soprattutto ‘padre’ del progetto della ciclabile allarga le braccia: «È diventato un calvario, che altro posso dire. Ma non perdo l’ottimismo, gli ultimi eventi dopo le rescissione del contratto ci fanno sperare ancora. Se penso che avevamo fatto uno striscione in paese con la scritta ‘Ce l’abbiamo fatta’ quando era stata appaltata. Purtroppo invece siamo ancora qui dopo tutti questi anni ad aspettare un’opera che metterà in sicurezza i cittadini e che rappresenta anche un’opportunità turistica per il territorio».

Cardamone non getta la spugna e ricorda: «Ho dedicato 15 anni del mio lavoro, dal 1999 dopo l’inaugurazione dell’attraversamento di Lecco. Quando Anas convocava i sindaci per fare il punto della viabilità avevo sollevato il problema della ciclopista e avevo proposto che fosse Abbadia a occuparsi della progettazione. Poi era arrivata la lettera da Roma: da lì si capiva che opera immane ci aspettava, viste le dimensioni del mio comune, ero però emozionato di fronte alla possibilità di fare questa ciclabile. Per dieci anni avevamo lavorato per portare a conclusione l’iter anche grazie al Comune di Lecco e alla Provincia che ci avevano sostenuto economicamente. L’opera è stata seguita con tenacia e determinazione, poi però sono passati gli anni e il lavoro langue».

Il cantiere pressoché fermo faceva capire che qualcosa non andava da tempo e anche le insistenze di Anas non producevano effetti fino all’ordine delle prefettura di Roma di rescindere il contratto. Ma quella che poteva sembrare la pietra tombale sulla ciclopista potrebbe invece rivelarsi l’ultima possibilità di concludere l’opera e Cardamone vuole essere ottimista: «Nella disgrazia di vedere chiudere definitivamente il cantiere è arrivata la possibilità di far subentrare nell’appalto chi era arrivato secondo come offerta economica. In questo momento un appalto da otto milioni di euro non è una cosa da poco e il fatto che il raggruppamento di imprese che ha la possibilità di subentrare sia fatto da ditte del territorio mi fa sperare ancora una volta di poter vedere la ciclabile finita. Anas ha dimostrato concretezza, in due settimane si è mossa ed è passata dalla rescissione del vecchio contratto al nuovo affidamento e il Compartimento regionale ha preso a cuore l’opera. Questa volta mi auguro che sia quella buona e sogniamo di avviarci verso Expo 2015 in bicicletta».

di Stefano Cassinelli