Lecco,  8 novembre 2013 - «Non mi sta bene che Aicha sia etichettata semplicemente come una malata. Certo che lo è ma dietro c’è anche dell’altro». Parole pesanti come macigni che l’avvocato Sonia Bova scandisce con la voce appassionata di chi ha scelto di indossare la toga per difendere in aula soprattutto gli ultimi e non certo i colletti bianchi. Quando la zia-interprete della venticinquenne ivoriana, conosciuta in tribunale proprio in occasione di un caso di intermediazione culturale, le ha affidato la difesa della nipote ben sapeva di trovarsi di fronte una tragedia umana. L’avvocato Bova ne è consapevole e non nega che «Aicha ha sbagliato, ha avuto un eccesso psicotico, ha rovinato la sua di vita e quella della sua famiglia e pagherà di sicuro per quello che ha fatto». Il difensore non chiede sconti «perché non è questo il punto, chiedo semmai giustizia e spero che emerga quello che c’è dietro, quello che Aicha confidava alla mamma via internet».

Parole dette e altre lasciate intendere e dietro di nuovo l’ombra di un delitto che ogni giorno di più si sostanzia come un raptus passionale. Ne è convinta pure la Procura che ora cerca le prove sull’iPad e sul telefonino di Aicha, che sostiene di aver ricevuto messaggi sulla presunta infedeltà del compagno. Toccherà al perito Loris Calipari, che nella giornata di ieri ha ricevuto l’incarico trovare le prove. Piena collaborazione dalla difesa dell’imputata, tanto che l’avvocato Bova oggi sarà di nuovo al Bassone proprio per chiedere ad Aicha la password per accedere al suo profilo Facebook e il pin del cellulare. Nel frattempo lo stesso difensore annuncia che «nominerò un consulente informatico di parte mentre domani (oggi per chi legge, ndr) darò formalmente incarico allo psichiatra Mario Lanfranconi, affinché possa andare a trovare Aicha ancora prima della perizia che comunque chiederò».

Anche il difensore di Stefano Imberti, il compagno di Aicha e papà di Nicolò, parla per la prima volta ufficialmente e lo fa proprio per negare in modo categorico la pista del movente passionale. «Aicha non aveva alcun motivo per essere gelosa - dichiara l’avvocato Marcello Perillo - perché Stefano non gliene dava adito. Il mio assistito vuole anche precisare che prima di quella sera la compagna non aveva dato alun segnale di squilibrio e alcun tipo di avvisaglia». «Il volere di Stefano è che la giustizia faccia il suo corso senza alcun tipo di rivalsa nei confronti della compagna». Intanto l’artigiano di Abbadia si è trasferito stabilmente dalla mamma, che in questo periodo lo aiuterà nell’accudire la piccola Sara mentre lui con fatica cerca di tornare a lavorare per ritrovare un minimo di normalità, che forse però non ci sarà mai più.

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