Abbadia Lariana (Lecco), 28 ottobre 2013 - Don Vittorio Bianchi ha voluto vicino a sé i bambini di Abbadia ieri mattina per parlare di quello che è accaduto in paese, per far comprendere, per quanto possibile, un dramma come la morte di un altro bambino. «Quella che è successa – afferma il sacerdote parlando dell’omicidio di Nicolò Imberti da parte della madre – è una tragedia inspiegabile. Noi tutte le domeniche facciamo piccole cerimonie per inserire i bambini nella vita comunitaria e oggi abbiamo parlato di questa tragedia, della morte di un bambino. Dobbiamo pregare perché questo bambino possa proteggerci. Anche la storia di ogni uomo è imprevedibile e questi fatti ce lo ricordano in modo drammatico. Quello che è accaduto ha scosso profondamente il paese, poi c’è anche curiosità, non lo nego, ma c’è tanto dolore e riflessione di fronte a una cosa così terribile».

Il sacerdote, da quasi tre anni parroco di Abbadia, conosce Aicha Coulibaly e come il resto della comunità ne parla con affetto dicendosi sorpreso per quello che è accaduto: «Sembrava tranquilla e serena. Quelle volte che la incontravo era quasi sempre con il marito, era una giovane molto delicata e riservata, rispettosa. Condivideva quello di cui si parlava con un sorriso però era difficile che lei iniziasse un discorso pur conoscendo molto bene la lingua italiana, non aveva difficoltà ad esprimersi. Diciamo che suppliva il marito Stefano che era un ragazzo molto aperto e gioviale, amava l’allegria e fare battute». Il sacerdote ha cercato in questi giorni anche un contatto con la famiglia e spiega: «Sono andato a cercare anche i parenti, la sorella Laura per cercare di offrire il mio sostegno e la mia vicinanza ma è tutto chiuso è impossibile trovare un contatto, non sono riuscito a parlare con nessuno. Le case sono chiuse e non risponde nessuno. Anche i figli della sorella non si vedono in giro, probabilmente la famiglia ha scelto di superare questo momento al proprio interno. Chiaramente hanno percepito anche un’attenzione diversa da quella solo caritatevole di chi vuole stargli vicino. Stefano e la sua famiglia avevano con me un buon rapporto umano, ci si conosce abbastanza però non frequentavano tantissimo la vita parrocchiale e le messe. Però anche per la preparazione al battesimo hanno fatto il percorso con gli altri genitori, anche se poi il battesimo fisicamente lo ha celebrato un loro parente sacerdote. Ma se si vive autenticamente la vita, come ci insegna papa Francesco, si è già in una storia di salvezza». 

Durante le messe della domenica la preghiera dei fedeli è stata dedicata alla vicenda e don Vittorio spiega: «Ho voluto ricordalo con una preghiera perché parlare di questa cosa nell’omelia sarebbe stato difficile. Ho chiesto di pregare per tutti e in particolare per i genitori e la mamma che sono stati colpiti da questo dolore. La mamma in questo momento sta soffrendo tanto e speriamo che la preghiera possa esserle di conforto».

 

di Stefano Cassinelli