Merate (Lecco), 22 ottobre 2013 - Forchette e coltelli incrociati da ieri nei refettori delle elementari di Merate. Un gruppo di genitori degli alunni delle primarie dell’Istituto comprensivo statale Alessandro Manzoni ha organizzato lo«sciopero della fame» dei figli per protestare contro il boccone amaro, anzi indigesto, del caro-mensa e spingere i vertici dell’Amministrazione comunale ad abbassare le tariffe, aumentate fino al 30% e che in alcuni casi sfiorano addirittura i 6 euro a pasto. All’iniziativa, tra i plessi di via Montello, Pagnano e Sartirana, hanno aderito, si stima, tra le cento e le centocinquanta persone, cioè circa il 20% degi 755 utenti che di solito quotidianamente usufruiscono del servizio. Mentre nei primi due plessi la partecipazione è stata scarsa, nell’ultimo la mobilitazione ha riscosso molto successo.

È probabile tuttavia che nei prossimi giorni anche altri decidano di organizzarsi a gruppi per ospitare a tavola anche i compagni di banco dei figli e unirsi alla levata di scudi. Il motivo dell’impennata dei prezzi dei buoni pasto è dovuto al nuovo appalto abbinato alla realizzazione e alla gestione del centro cottura unico, i cui costi di ammortamento per buona parte sono a carico degli alunni che mangiano in aula.

«Trovo sia assurdo, la nuova cucina dovrebbe consentire di abbattere le spese che invece sono aumentate - commenta Valeria Rosselli, una mamma che ha decido ritirare il proprio bimbo durante la pausa pranzo -. La cifra che dobbiamo sborsare è proibitiva. La mensa per molti di noi è una necessità dovuta agli impegni professionali, non una scelta. Per molti di noi partecipare allo sciopero è molto difficile e problematico, ma occorre compiere tutti sacrifici per lanciare un segnale chiaro di contrarietà». «I prezzi formulati a Merate non hanno pari negli altri paesi del circondario - le fa eco Barbara Schiesaro -. Non è accettabile che la realizzazione di una struttura pubblica tra l’altrodi forte valenza sociale ricada sugli utenti».

Anche perchè dall’analisi dei documenti è emerso che i responsabili della società appaltatrice hanno offerto al Comune delle royalty per poter sfruttare il centro di cottura di Merate anche per altre realtà, dove tuttavia sono riusciti a formulare prezzi di gran lunga più competitivi nonostante il calcolo dei diritti di utilizzo della cucina meratese. «Io che sono un adulto al lavoro me la cavo con 5,29 euro - aggiunge Isaia Papaleo, il quale oltre al figlio ha ospitato anche un compagno di classe -. Tali tariffe sono assolutamente ingiustificate per dei bimbi e impossibili da sostenere, specie per chi ha più figli». La protesta proseguirà sino a venerdì. Da parte sua l’assessore all’Istruzione Emilio Vulmaro Zanmarchi ha annunciato possibili ritocchi: «Con il mio collega alle Finanze Andrea Massironi stiamo elaborando delle proposte per alleggerire la quota a carico delle famiglie, specie di quelle più in difficoltà».

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