Lecco, 17 ottobre 2013 - «Pecunia non olet», declamava Tito Flavio Vespasiano nel primo secolo, cioè i soldi non puzzano. Nemmeno se arrivano dal gioco d’azzardo, perché, in tempi di crisi, il denaro serve, a quanto pare pure per garantire il trasporto pubblico provinciale. Tanto che i vertici delle società che gestiscono l’importante servizio scommettono ancora sulle videolottery per passare all’incasso. Alcuni autobus utilizzati per accompagnare i viaggiatori sono infatti tappezzati di pubblicità di slot e roulette. Tra questi anche quelli destinati agli studenti, con autobus che paiono casinò itineranti, nonostante a bordo ci siano ragazze e ragazzi. Il tutto a dispetto dei proclami quotidiani di politici e amministratori che si scagliano contro i rischi della ludopatia, che ormai è una vera e propria piaga sociale, anche tra gli adolescenti, dato che secondo le statistiche più aggiornate ne soffrirebbero quattro su dieci, il 40%.

Ma tutto ciò anche in contraddizioni con la recente legge regionale, approvata solo l’altro giorno, che ad esempio vieta l’attivazione nei pressi dei luoghi più sensibili e frequentati da teenager, quali plessi didattici appunto e oratori. Ma nel Lecchese, a quanto pare i padroni di quella che è comunque la “terza industria dello Stato” vincono sempre.

E così i provvedimenti ottenuti a fatica risultano inutili perché vanificati da stratagemmi come quello degli spot sugli scuolabus, messi in atto tra l’altro sfruttando società pubbliche, come «Lecco trasporti», il consorzio le cui quote sono detenute anche da Villa Locatelli a cui fa capo il trasporto pubblico locale su gomma. «Mi sembra una scelta quanto meno inopportuna - commenta il provveditore Giuseppe Petralia -. Le norme certamente consentono tali decisioni, ma non sono giuste, occorre assolutamente più sensibilità». «È assurdo, da una parte si predica la necessità di tutelare i più piccoli e di porre un freno al fenomeno, dall’altro si consente di effettuare campagne pubblicitarie che colpiscono direttamente quelli che dovrebbero essere per definizione i luoghi educativi», gli fa eco il preside dell’Iss Francesco Viganò di Merate Lorenzo Pelamatti, che ogni mattina deve sorbirsi impotente le pubblicità viaggianti portare in giro dai bus frequentati dai suoi allievi.