Lecco, 8 ottobre 2013 - Secono «no» al patteggiamento. Si deciderà a dibattimento il processo che vede imputato di omicidio colposo Davide Vassena, il giovane lecchese che la sera del 18 luglio 2010 perse il controllo della sua auto (una Peugeot 207) mentre scendeva dal piazzale della funivia di Versasio, uscì di strada proprio sul tornante che sovrasta il bar-ristorante Caminetto e dopo una decina di metri di volo, travolse Matteo La Nasa (di Burago di Molgora, in provincia di Monza) che lì si trovava per festeggiare insieme alla fidanzata e la madre di lei. Matteo rimase in coma vegetativo per un anno e mezzo su una sedia a rotelle. Poi il 21 novembre 2011 esalò l’ultimo respiro proprio nell’ospedale di Lecco. Aveva vantìanni.

Nell’udienza di ieri il giudice Salvatore Catalano, dopo qualche ora di camera di consiglio, ha accolto la decisione del pm (in aula accusa affidata a Giuseppe Pellegrino) di non prestare il consenso ad una nuova richiesta di patteggiamento (due anni e pena sospesa) avanzata dal difensore. L’avvocato Stefano Pelizzari ha ricevuto un secondo «no» dopo quello incassato il 7 maggio scorso quando il giudice Massimo Mercaldo (in udienza preliminare) aveva negato una prima richiesta di patteggiamento di una condanna a un anno e sei mesi, ritenuta non congrua rispetto al danno provocato.

Si è chiuso così un altro passaggio del processo penale (quello civile si è estinto con il risarcimento delle parti civili) a carico di Davide Vassena, che ieri per la prima volta era presente in aula. C’erano anche i parenti di Matteo La Nasa, mamma Croce e la fidanzata Dorella. Da parte sua mamma Croce ha cercato di metabolizzare la tragedia buttandosi anima e corpo nella lotta alle stragi sulle strade, combattendo soprattutto con la prevenzione tra i giovani fatta a suon di convegni e incontri mirati nelle scuole.

Dorella convide quell’atroce dolore, che ieri è rispuntato dalle viscere con un attacco diretto (in tribunale) all’imputato «reo» di avergli portato via il suo Matteo proprio mentre cominciavano a progettare una vita insieme. Ancora una volta la realtà processuale, cruda e asettica, si mischia al vissuto, ai sentimenti, alle gioie e ai dolori di quanti sono rimasti. Nel mezzo una tragedia, quella che si consumò quella sera di luglio di più di tre anni fa.  Da quel giorno niente è più lo stesso: Matteo non c’è più e chi gli ha voluto bene fatica a rassegnarsi a questo destino. Anche la vita di Davide è cambiata, seppur in modo diverso. E non è ancora finita perché a maggio del prossimo anno si aprirà il processo per omicidio colposo nel quale lui è l’unico imputato. A poco più di vent’anni non è uno scherzo e tutto per un’imprudenza che poteva essere evitata.

andrea.morleo@ilgiorno.net