Lecco, 2 ottobre 2013 - Di nuovo in tribunale a meno di ventiquattr’ore di distanza. Una toccata e fuga, quella di ieri mattina a palazzo di Giustizia di Lecco per Tiziana Molteni -54 anni, di Dolzago - giusto il tempo di presenziare all’udienza davanti al Gip nel processo con rito abbreviato che la vede co-imputata (insieme al cugino Fabio Citterio, 47 anni, di Lurago d’Erba) dell’omicidio di Antonio Caroppa freddato con un colpo di pistola la sera del 10 maggio, nella sua abitazione di Paderno d’Adda.

Una decina di minuti in tutto nei quali il giudice Massimiliano Mercaldo ha optato per il rinvio (al 10 ottobre prossimo) anche alla luce della lunga deposizione fornita lunedì dalla stessa Molteni (Citterio, la cui salute è precaria, non c’era), testimone nel processo in Corte d’Assise di Como nel quale l’imputato di omicidio questa volta è Santo Valerio Pirrotta - 46 anni, di Lurago d’Erba - il quale, secondo la Procura, sarebbe poi il vero mandante di quella che da semplice spedizione punitiva si sarebbe trasformata in omicidio.

Due processi strettamente connessi e paralleli nei quali i ruoli della coppia Molteni-Citterio si alternano da testimoni a co-imputati in un intreccio che dovranno essere le accuse dei due rispettivi procedimenti a dipanare. Due procedimenti, tre imputati e due strategie processuali antitetiche: l’abbreviato, che consentirà a Tiziana Molteni e Fabio Citterio di beneficiare dello sconto di un terzo della pena (rischiano dai 14 ai 24 anni); il dibattimento per Pirrotta, i cui difensori dovranno dimostrare che la sua presenza (acclarata) sul luogo del delitto fosse del tutto casuale e non perché - come invece hanno da sempre sostenuto i due cugini - proprio lui avesse chiesto loro di dare una lezione ad Antonio Caroppa.

Davanti ai giudici popolari della Corte d’Appello di Como, nella sua deposizione di lunedì, Tiziana Molteni ha ribadito che Pirrotta «ci aveva detto che Caroppa aveva violentato la figlia di un suo amico, e che andava spaventato per quello che aveva fatto». La tesi dei due, che gli inquirenti hanno inquadrato non essere killer professionisti, è che quella sera partì per sbaglio un colpo che ammazzò Caroppa. Se così fosse, la posizione di Pirrotta si complicherebbe con il rischio concreto dell’ergastolo.

andrea.morleo@ilgiorno.net