Merate, 26 settembre 2013  - No al prolungamento della tangenziale Est verso Merate e Lecco. L’associazione Monte di Brianza e Legambiente si sono schierati contro il progetto di prolungamento della tangenziale Est da Lomagna sino a Olginate, alle porte di Lecco. La proposta è stata inserita nel Programma regionale dello sviluppo, non piace proprio agli ambientalisti e la futura tangenziale, che al momento non è altro che una linea tracciata con il righello sulle mappe del territorio, è già stata ribattezza la «strada della discordia».

Secondo quanto anticipato dal Pirellone il nastro di asfalto dovrebbe snodarsi dall’attuale svincolo autostradale alle porte della provincia di Monza sino all’innesto con la Sp 72, venti chilometri in tutto di percorso a scorrimento veloce, in prevalenza in sotterranea e in parte in trincea. «Anche se per ora tutto resta solo sulla carta, l’intera operazione ha più che altro connotati di propaganda politica - denunciano Franco Orsenigo e Pierfranco Mastalli, rispettivamente portavoce del comitato San Genesio e del circolo di Legambiente lecchese -. Interessando in modo bipartisan gli schieramenti politici, i rappresentanti eletti in regione sembrano voler dimostrare ai propri elettori di avere a cuore il territorio».

E ancora: «La proposta pecca certamente di originalità, poiché le strade sembrano essere l’unica risposta a bisogni, necessità e criticità di un territorio». Peccato che, di questo passo, a causa della crisi e della recessione, tra breve non ci sarà più nulla da trasportare, perchè tutte le attività produttive stanno rapidamente chiudendo. «Ci saremmo aspettati che la tecnologica, evoluta, nonché regione-traino economica dell’Italia, si proponesse per un ripensamento serio e non demagogico sui temi della mobilità - proseguono i due -. La risposta invece è ancora di vecchio stampo, oltre che in controtendenza rispetto alle soluzioni adottate dai paesi vicini».

Da qui la richiesta agli amministratori locali e comunali di valutare altre “strade”, in termini culturali non certo reali: «Perché l’interesse per il proprio territorio va oltre una semplice strada, c’è in ballo molto di più. C’è in ballo la dimostrazione che cambiare è possibile». Ma più che le “ideologie” probabilmente a stroncare sul nascere la proposta saranno i costi proibitivi, con preventivi che variano da un minimo di 500 milioni di euro fino ad un massimo di 900 milioni, risorse non disponibili al momento e che potrebbero uscire solo dalle casse di Serravalle, piuttosto che della Regione, magari in cambio del pagamento di un pedaggio.