Lissone, 22 settembre 2013 - I funzionari dell’Asl di Lecco sono già riusciti a rintracciare una quarantina di clienti del centro benessere “Wetlife” di Nibionno che giovedì pomeriggio hanno frequentato la struttura di Gaggio insieme a Fabiana Terenghi, la 19enne di Lissone stroncata da una meningite fulminante. Sono stati già sottoposti alla profilassi per scongiurare il rischio di un’epidemia. Altri si sono invece rivolti agli ambulatori dell’Azienda sanitaria locale di Desio ed anche questi ultimi hanno ricevuto il medesimo trattamento.

Gli sportelli per la somministrazione dell’apposita terapia antibiotica, presso gli studi di via Tubi 43, sono comunque aperti anche questa mattina, domenica, dalle 9 alle 11 per coloro che ancora mancano all’appello. Complessivamente si stima che siano un centinaio massimo le persone che possano essere venute in contatto con la giovane, esponendosi quindi loro malgrado al pericolo di un contagio. Si conta pertanto di riuscire entro oggi a raggiungere tutti gli interessati. L’allarme è dunque sostanzialmente rientrato. Per eventuali dubbi o richieste si possono contattare anche gli operatori che rispondo al numero dedicato 0341/482601.

A doversi presentare dai camici bianchi sono solo coloro che dalle 16 alle 20.30 del 19 settembre si trovavano nella zona del percorso termale, quella frequentata dalla giovane brianzola: «La profilassi non è prevista per chi invece nello stesso pomeriggio hanno frequentato la piscina coperta o la palestra in quanto non hanno avuto contatti con la persona interessata», specificano i responsabili della sanità pubblica in un bollettino urgente. Non sussiste alcun timore nemmeno per chi ha frequentato gli impianti nelle ore e nei giorni successivi. Nonostante le rassicurazioni però ieri mattina veramente in pochi, contrariamente a quanto accade di solito il sabato, hanno deciso di trascorrere la mattinata a mollo o in sauna. «Purtroppo, come spesso accade in simili frangenti, si diffonde un panico ingiustificato - ribadiscono tuttavia i vertici dell’Asl provinciale -. La profilassi è una forma di precauzione, solo quanti hanno avuto modo di parlare a poca distanza direttamente con la 19enne, piuttosto che si sono soffermati con lei a lungo nei medesimo locali possono eventualmente aver inalato i batteri da cui era affetta, ma anche in tali circostanze è improbabile che abbiano contratto la malattia.

Da parte nostra non possiamo che dimostrare i proprietari del centro “Wetlife” per la collaborazione dimostrata, spiace che adesso pagino responsabilità che non hanno e soprattutto per paure prive di qualsiasi fondamento». Anche perché, qualora sussistessero problemi, i primi a intervenire e imporre la serrata sarebbero stati proprio i dirigenti dell’Asl. i quali hanno invece categoricamente escluso qualsiasi tipo di probabilità del proliferare dell’infezione.