Annone Brianza, 13 settembre 2013 -  Quaranta dipendenti del polo produttivo della «Riva Acciaio» di Annone Brianza da oggi non hanno più un posto di lavoro e con loro i circa 1.400 colleghi dell’intero gruppo degli stabilimenti di Verona, Caronno Pertusella, Lesegno in provincia di Cuneo, Malegno, Selleo e Cerveno in provincia di Brescia. La notizia è giunta ieri mattina, come una doccia fredda, anzi gelata, all’indomani dell’attuazione da parte degli agenti delle Fiamme gialle della decisione dei magistrati di Taranto di sequestrare in via cautelare tutti i beni aziendali che fanno capo al patron dell’Ilva, sotto inchiesta per associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale. Pur non essendo stati apposti materialmente i sigilli ai capannoni delle imprese satellite, i giudici hanno immobilizzato i saldi attivi e i conti correnti, impedendo qualsiasi attività finanziaria.

A rischio quindi anche gli stipendi dei lavoratori, peraltro già in contratto di solidarietà. «Le attività sequestrate non rientrano nel perimetro gestionale dell’Ilva e non hanno alcun legame con le vicende giudiziarie che l’hanno interessata - spiegano i vertici della «Riva acciaio» -. Ma ciò fa sì che non esistano più le condizioni operative ed economiche per la prosecuzione della normale attività». La diretta conseguenza è stato l’annuncio della serrata notificato sia al custode dei beni cautelari Mario Tagarelli, sia ai vari rappresentanti sindacali di tutti i siti coinvolti.

«Impugneremo naturalmente nelle sedi competenti il provvedimento di sequestro, già attuato nei confronti della controllante “Riva Forni Elettrici” e inopinatamente esteso al patrimonio dell’azienda, in lesione della sua autonomia giuridica - si legge in una nota -. Nel frattempo si procederà alla sospensione delle attività e alla messa in sicurezza degli impianti cui seguirà, nei tempi e nei modi previsti dalla legge, la sospensione delle prestazioni lavorative del personale a esclusione degli addetti alla messa in sicurezza, conservazione e guardiania degli stabilimenti e dei beni aziendali». Fino a quando il provvedimento non verrà revocato nessuno potrà dunque riprendere servizio, né in Brianza, né altrove. Ma, visti i tempi per simili questioni, il timore è che nella migliore delle ipotesi trascorreranno mesi.

di Daniele De Salvo