Lecco, 7 settembre 2013 - A diciassette anni Moustapha arrivava a guadagnare fino a 20mila euro a sera. Un fiuto cristallino per gli affari, un esempio tangibile di spirito impreditoriale giovanile se non fosse che quella cifra stellare la raggiungeva, insieme ai suoi due colleghi, rifornendo di cocaina centinaia di operai delle province di Lecco, Como e Monza. La loro base operativa era una zona boschiva nel Comune di Bulciago, che aveva tutte le caratteristiche giuste: facile da raggiungere perché a due passi dalla Superstrada 36, ottima per nascondere le dosi e ben protetta nel caso di arrivi indesiderati. Nei mesi l’attività dei tre maghrebini era cresciuta sino ad arrivare a un giro consolidato di 600 clienti, che per lo più passavano dopo l’orario di lavoro per comprarsi una «strisciata» come aperitivo per iniziare la serata.

Ma il via vai in terra brianzola non era passato inosservato, lo scorso luglio il blitz degli uomini della questura di Lecco che erano riusciti a trarre in arresto solo uno dei tre, Nourden Loursadi di 24 anni (tuttora detenuto nel carcere di Pescarenico, a Lecco). Gli altri due erano riusciti a darsi alla fuga con Moustapha che non aveva esitato a investire un agente che per tentare di fermarlo aveva pure esploso due colpi. «Un tipo capace di farsi rispettare con alle spalle, nonostante l’età, già diversi mesi di carcere minorile», conferma Marco Cadeddu, capo della Mobile di Lecco.

La sua latitanza è terminata l’altro giorno a Milano, quando i poliziotti in borghese che lo pedinavano l’hanno fermato mentre cedeva una dose a un connazionale in piazzale Lotto. Adesso è in cella al Beccaria di Milano. Stessa sorte per l’ultimo componente della banda - Rashid Tbaili, 35 anni - intercettato sempre a Milano ma catturato solo a Desio dopo un inseguimento in auto sulla 36. Per tutti l’accusa è detenzione ai fini di spaccio e resistenza; per il giovane si aggiungono i reati di guida senza patente e lesioni.

andrea.morleo@ilgiorno.net