Paderno D'Adda, 21 agosto 2013 - Da una dozzina di giorni dorme sotto il balcone di casa, letteralmente accampato con un lenzuolo come riparo e una sedia come appoggio. Marco M., 55 anni di Paderno d’Adda, non ha più un’abitazione dove stare, perché la sua, quella di via Guglielmo Marconi dove viveva con gli anziani genitori, è stata distrutta dalle fiamme il 9 agosto, dopo che lui si è addormentato con una sigaretta accesa che gli è caduta dalle labbra finendo sulle lenzuola del letto, innescando così un rogo che, oltre a devastare l’appartamento, ha rischiato di uccidere lui, la madre e il padre, sopravvissuti all’incendio solo grazie all’intervento dei pompieri.

Una soluzione alternativa in realtà l’avrebbe, anzi, anche più di una, perché gli sono state prospettate diverse proposte, da un alloggio provvisorio, a una stanza in un centro di accoglienza, a una camera d’albergo. Da una settimana ormai lo sta premendo affinché sgomberi e accetti un aiuto. «Io da qui non mi muovo», sostiene però caparbio lo sfollato. E allora dall’Amministrazione comunale non possono imporgli nulla, poiché è capace di intendere e volere a tutti gli effetti e dispone pure di una pensione con cui potrebbe tranquillamente pagarsi un rifugio dignitoso. «Purtroppo abbiamo le mani legate - spiega l’assessore ai Servizi sociali Marinella Corno, la quale ormai non prende più sonno nemmeno la notte pur di risolvere la complicata questione -. Stiamo provando in tutti modi a convicerlo, in teoria non dovremmo nemmeno occuparci del caso, ma ci rendiamo conto che costituisce un problema».

I vicini, che occupano un’ala dello stabile scampata alla furia del fuoco, tuttavia non ci stanno ad avere un condomino che ha trasformato il giardino e l’area del ballatoio in un campeggio, riempiendolo di spazzatura e altro. Per questo, pur dandogli una mano con qualche piatto di pasta e altri generi di prima necessità, dopo aver bussato ripetutamente le porte de municipio si sono rivolti ai carabinieri. Anche i militari tuttavia non possono nulla per sanare la paradossale situazione, tra l’altro visibile a chiunque transiti dalla vicina strada. Se non se ne andrà, l’unica speranza è che i lavori di ripristino dello stabile finiscano ben prima dei due mesi di tempo concessi dal sindaco Valter Motta per eseguire l’intervento di restauro, ma al momento non sono nemmeno cominciati.