Merate, 12 luglio 2013 - Quattro consulenti (uno per l’accusa, uno per la parte civile e due della difesa), l’ultima delle parti offese (altre otto presunte vittime avevano deposto nella precedente udienza), tre testi del pubblico ministero e altri cinque della difesa. Nove ore trascorse davanti al collegio (presidente il giudice Salvatore Catalano, a latere i colleghi Marco De Vincenzi e Chiara Arrighi) con una risicata pausa di tre quarti d’ora, giusto per trangugiare un panino in tutta fretta, idratarsi e ritornare al primo piano del Palazzo di giustizia cittadino.

É la cronaca della quarta udienza-fiume nel processo che vede il dottor Paolo Pignoli - chirurgo vascolare di 60 anni, residente a Calco e angiologo all’ospedale Mandic di Merate - accusato di abusi sessuali su alcune pazienti. Un’udienza che si è tenuta a porte chiuse, a conferma di quanto la questione sia delicata. Anche l’ultima delle presunte vittime ha confermato ieri in aula quanto riferito dalle altre pazienti, ovvero che il dottor Pignoli l’avrebbe sottoposta a visite un po’ troppo osè e che lui stesso avrebbe tenuto un atteggiamento abbastanza equivoco. Le pazienti hanno raccontato di come «la mano di Pignoli avesse indugiato troppo sulle parti intime».

L’angiologo ha sempre sostenuto che quella era la procedura da seguire per tentare di curare le vene varicose con l’Ecodoppler e questa è pure la tesi sostenuta sin dall’inizio dai propri difensori, l’avvocato Marilena Guglielmana e il collega Ruggero Panzeri. La sensazione è che l’opportunità o meno di coinvolgere le parti intime in quel tipo di cura sarà il punto dirimente del processo. Una questione di non facile soluzione a giudicare soprattutto dalle deposizioni dei quattro consulenti, le cui conclusioni sono apparsi divergenti - se non addirittura antitetiche - su più punti.

Una battaglia che la difesa ha deciso di giocarsi sino in fondo presentando ben due esperti che hanno confermato come il dottor Pignoli abbia agito in conformità alle procedure del caso. Che sia una questione sostanziale per l’esito del processo - e non solo di difficile comprensione ad un non esperto della materia - lo conferma il fatto che il giudice Catalano sembrerebbe intenzionato a nominare un perito del tribunale, un esperto super-partes chiamato a fugare i molti punti interrogativi rimasti sul tappeto. Il processo è stato aggiornato all’udienza di giovedì 18 luglio prossimo quando verrà esaurita in toto la parte istruttoria.

di Andrea Morleo

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