Lecco, 4 luglio 2013 - La decisione dei giudici della terza sezione del Tar di Milano, secondo cui le rette degli anziani ospitati in case di riposo devono essere pagate dai contribuenti, rischia di ridurre sul lastrico gli enti locali. Nella sola provincia di Lecco sono oltre 2mila gli assistiti nelle venticinque Rsa del territorio e le richieste sono nettamente superiori alla disponibilità di posti, con un’attesa media di quasi due mesi e mezzo. Le tariffe variano indicativamente da un minimo di 59 euro per ogni giorno di ricovero a un massimo di 65, con picchi addirittura di 78 ad esempio nel caso di Villa dei Cerdi a Merate. Significa che i degenti sborsano all’incirca 1.860 euro al mese e che, qualora non avessero tale disponibilità economica, secondo il pronunciamento dei magistrati del Tribunale amministrativo regionale, l’importo dovrebbe essere versato o integrato dai Comuni, già alle prese con i tagli dei trasferimenti statali e i rigidi vincoli di bilancio.

Per questo Ivano Donato, assessore ai Servizi sociali di Palazzo Bovara, contro cui pendono sette sentenze a favore di altrettanti familiari di pensionati a cui era stato negato un sostegno per saldare i conti della permanenza in un gerontocomio della zona, sta meditando di ricorrere ai magistrati del Consiglio di Stato per ribaltare i verdetti «nell’interesse di tutti i cittadini». Ma è pronto a costituirsi anche parte civile nei confronti dei dirigenti dell’Asl e del Pirellone. «Dall’Azienda sanitaria dovremmo infatti ricevere molti più soldi di quelli che ci vengono assegnati - spiega -. E occorre che in Regione Lombardia approvino un regolamento per disciplinare la materia».

Una delle accuse mosse contro l’amministrazione lecchese è infatti quella di non disporre di un apposito documento di riferimento in tema di indicatori economici e tariffazione: «Ma senza l’avvallo delle Regione noi non possiamo nulla, perché incapperemmo in altre vertenze proposte dai gestori delle residenze socioassistenziali; l’argomento è sul tavolo delle linee del nostro mandato ma non se ne è fatto nulla proprio a causa dell’immobilismo dei rappresentanti istituzionali regionali». In ogni modo, se i dispositivi dei togati amministrativi dovessero diventare esecutive, non resterebbe che aprire i forzieri delle casse municipali. «Se saremo costretti a pagare allora pagheremo le quote che ci spettano, significa però che dovremo recuperare le risorse altrove ed effettuare tagli in altri settori del comparto sociale».

di Daniele De Salvo