Lecco,3 luglio 2013 - Anziani in casa di riposo: mettere mano al portafogli spetta ai contribuenti, non ai familiari. Lo hanno stabilito e ribadito per sette volte i giudici del Tar di Milano, a cui si sono appellati altrettanti parenti di persone ricoverate in residenze socio assistenziali, ai quali dal Comune di Lecco hanno negato il pagamento della retta, sostenendo che avrebbero dovuto provvedere i figli. Per i vertici di Palazzo Bovara il pronunciamento dei magistrati del Tribunale amministrativo regionale è un duro colpo, un vero e proprio cappotto, ma adesso a tremare sono anche i colleghi di tutti i paesi della zona, perchè altri potrebbero seguire l’esempio di chi ha deciso di rivolgersi ai togati, con pesanti ripercussioni sulle casse municipali, già prosciugate dai tagli dei trasferimenti agli enti locali e dai vincoli di bilancio. I ricorsi sono stati depositati nel 2010, non solo dai diretti interessati, ma anche dagli esponenti della onlus «Opinio populi», associazione che si occupa di tutelare i diritti di malati, infermi, diversamente abili e minori.

Nel loro mirino sono finiti sindaco, primi cittadini dell’Assemblea distrettuale, il Garante per la privacy e i rappresentanti degli Istituti riuniti Airoldi e Muzzi, la struttura dove sono accuditi i genitori dei ricorrenti. La vicenda sotto il profilo prettamente legale è complessa: coinvolge funzionari pubblici, chi si deve occupare del trattamento dei dati personali specie per quanto riguarda la situazione finanziaria, procedure, leggi regionali e statali e convenzioni internazionali come quella di New York. Per questo i giudici Adriano Leo, Silvana Bini e Fabrizio Fornataro della terza sezione si sono espressi in merito solo ieri, dopo tre anni.

«L’onere delle rette è a carico delle persone assistite - spiega Andrea Lanfranchi dell’Asvap, Associazione volontari e familiari per l’aiuto al disagio psichico di Suello - Qualora queste non avessero una situazione economica in grado di farvi fronte, deve intervenire il Comune». Comune che adesso deve restituire quanto chiesto indebitamente. «Da anni ci battiamo per l’applicazione delle leggi a tutela delle persone malate croniche, migliaia di famiglie si indebitano per mantenere i congiunti non autosufficienti; chiediamo all’Amministrazione di Lecco non ricorrere al Consiglio di Stato e di convocare piuttosto le realtà del Terzo settore per discutere e un regolamento rispettoso delle leggi e che tenga conto della condizione della gran parte delle famiglie».