Merate, 28 giugno 2013 - Per anni hanno prodotto costumi, ma quest’estate quattordici dipendenti della «Diana» di Merate in vacanza al mare non ci potranno andare. A luglio rimarranno disoccupati, senza posto di lavoro, e senza soldi, perchè non percepiranno nemmeno il trattamento di fine rapporto, non subito almeno. I vertici del noto marchio di abbagliamento sportivo, che ha vestito e veste i migliori atlati di tutto il mondo, nuotatori soprattutto ma non solo, sostengono infatti di non possedere sufficiente liquidità per saldare il dovuto. È dal 2005 che gli affari non vanno bene in casa dell’azienda fondata nel 1947, inizialmente attiva nell’intimo e successivamente in indumenti da bagno, i primi realizzati in tessuti elasticizzati, e nel giro di tre lustri gli addetti sono più che dimezzati, passando da oltre una sessantina a diciotto, gli unici «superstiti» allo stato di crisi che rimarranno in servizio il prossimo mese.

Degli altri alcuni hanno trovato un altro impiego fuori zona nelle multinazionali bustocche, altri hanno raggiunto l’età pensionabile, mentre per 14 appunto, dopo aver accettato la cassa integrazione ordinaria e quella straordinaria più i contratti di solidarietà, non resta altro che la mobilità, cioè la disoccupazione. Si tratta in prevalenza di donne, molte delle quali sposate con mariti nella medesima situazione, madri di famiglia e in un caso di un figlio diversamente abile. I responsabili di quello che era un colosso, simbolo dell’eccellenza made in Italy, per ora non commentano. A parlare sono piuttosto i delegati sindacali. «Purtroppo non disponiamo più di alcun tipo di ammortizzatore sociale - spiega Fabro gerosa della Filctem, l’organizzazione della Cgil che rappresenta i tessili e che ha condotto le trattative -. L’unico risultato è che gli esuberi sono stati ridotti da 20 a 14 unità. Abbiamo chiesto di pagare il dovuto e gli arrettrati dei tre mesi in sospeso, ma abbiamo ottenuto solo una forma di rateizzazione di circa 900 euto a volta». I più sfortunati, nonostante possono contare su un assegno di nemmeno 700 euro al mese, otterranno tuttavia quanto spetta loro di diritto solo nel 2015.

di Daniele De Salvo