Calolziocorte, 22 giugno 2013 - Anna Maria Pia è tornata ad abitare nel suo appartamento delle palazzine Aler di via Camillo Benso Conte di Cavour. L’operaia vedova 62enne, al termine di un lungo periodo di ricovero in ospedale per le ferite e le lesioni provocate dalle tre bestie che l’hanno aggredita, si era trasferita temporaneamente dai due figli, in provincia di Bergamo, credeva che non sarebbe mai più riuscita a mettere piede in casa propria dopo l’incubo che ha vissuto. Invece ha deciso di riprendere la vita di sempre e di non lasciarsi condizionare dai criminali che l’hanno quasi ammazzata.

«Sta meglio, molto meglio e pian piano si sta lasciando questa brutta storia alle spalle - riferisce il figlio Emanuele Cruciani -. Anche fisicamente sta bene, nei giorni scorsi si è sottoposta ai controlli medici periodici e non sono emersi particolari problemi, nemmeno all’occhio che ha rischiato di perdere a causa dei continui pugni con cui quegli animali l’hanno tempestata. Svolge la sua esistenza normale insomma, tra lavoro e incombenze domestiche». I vertici dei carabinieri l’hanno contattata personalmente per comunicarle la notizia dell’arresto degli ultimi due rapinatori.

«Non posso che porgere loro i miei complimenti e i miei ringraziamenti - prosegue il figlio -. Sapevo che li avrebbero presi tutti, ne ero certo, perché hanno esagerato. Spero solo che ora anche i magistrati e i giudici compiano il loro dovere e non li rimettano subito in libertà». Proprio questa mattina si è svolta l’udienza di convalida della misura di custodia cautelare in carcere e l’interrogatorio di garanzia degli ultimi due arrestati, mentre gli altri tre sono già stati condannati per il tentativo di furto di un’automobile a Carnate che è costato loro l’arresto. Fino al processo anche per le quattro rapine di cui sono accusati non dovrebbero quindi uscire di prigione.

Oltre ai cinque finiti in manette, risultano indagate pure altre due persone, sempre albanesi, che al momento sono state solo denunciate per ricettazione. Si tratterebbe di connazionali, uno in regola con il permesso di soggiorno, che avrebbero offerto saltuariamente ospitalità ai giovani e negli alloggi dei quali è stata recuperata parecchia della misera refurtiva racimolata durante i violenti raid messi a segno dagli amici. Le indagini tuttavia proseguono e potrebbero esserci in futuro ulteriori sviluppi. Non si esclude infatti che nel giro possano essere coinvolti anche altri immigrati.

Gli operatori del 112 per questo continuano a spulciare i tabulati telefonici e ad analizzare i numeri delle utenze dei componenti del gruppo. I militari per raccogliere tutti gli elementi necessari per ottenere l’ordinanza di cattura hanno lavorato incessantemente giorno e notte per mesi, analizzando ogni più piccolo dettaglio, come le impronte delle scarpe rinvenute sulla scena dei crimini, di cui hanno studiato numero, tipo di suola, persino gli spazi lasciati dalle etichette con il marchio di fabbrica.