Lecco, 12 giugno 2013 - L’aveva colpita più volte con quell’arma artigianale - una fiocina legata ad un bastone - lasciandola lì sulla piazzola a fianco della Super 36 in fin di vita solo perché gli doveva ancora 50 euro che lui le aveva anticipato per due quadretti. Era il 9 settembre dell’anno scorso: quell’amica prostituta aggredita tra Annone e Bosisio era arrivata al «Manzoni» in condizioni disperate dopo aver perso tre litri di sangue, come riferirono i sanitari nell’immediatezza dei fatti.


Con il fegato spappolato e ferite varie alle gambe, era rimasta ricoverata in Rianimazione per quindici giorni. Nel frattempo lui - Gennaro Trincone, 47 anni, residente a Inverigo - era andato a costituirsi ai carabinieri di Lurago dove aveva raccontato tutto. «Ero stanco di aspettare quei soldi, così ho preso lo scooter e sono andato da lei». A distanza di nemmeno un anno ieri l’uomo (difeso dall’avvocato Walter Gatti del Foro di Como) è stato condannato (con rito abbreviato) a nove anni e otto mesi di carcere per tentato omicidio. Considerato lo sconto di pena previsto dal rito, all’uomo (che non era presente in aula) è stata inflitta la condanna più severa prevista dal codice. Il Gup del tribunale di Lecco, Massimo Mercaldo, deve aver teneuto conto nella sua sentenza della premeditazione - il fatto, cioè, che l’imputato avesse proprio costruito quell’arma inusuale prima di recarsi dall’amica - ma soprattutto dei precedenti specifici.

Nel suo dispositivo il giudice ha stabilito anche una provvisionale di 10mila euro nei confronti della parte lesa, in attesa che si quantifichi il risarcimento in altra sede. La donna, che nel frattempo continua ad esercitare il mestiere più vecchio del mondo, si è già sottoposta a due interventi chirurgici «e tra poco dovrà effettuarne un terzo», ha spiegato ieri il suo legale, l’avvocato Ivana Anomali del Foro di Como.

andrea.morleo@ilgiorno.net