Lecco, 17 maggio 2013 - C’è un nome e un volto. Si chiama Michel Flores, cubano di 23 anni. A quell’identità - che potrebbe essere anche fasulla, come hanno già fatto sapere le forze dell’ordine - corrispondono le impronte rinvenute dagli uomini della Scientifica. C’è una svolta nelle indagini a un mese e mezzo dalla rapina alla gioielleria «Pozzoni» di corso Martiri 149 avvenuta il 30 marzo scorso. In quell’occasione il titolare - Mauro Pozzoni, 56 anni, residente in città - era stato prima picchiato e poi si era preso una coltellata alla gamba sinistra perché si rifiutava di aprire la cassaforte.

All'ospedale ci era finito per quattro costole incrinate, tre punti di sutura, un taglio alla coscia e lividi vari sul corpo. Suo malgrado, Mauro Pozzoni fu costretto a trascorrere la Pasqua nella stanza numero 42 del reparto di chirurgia a suon di antidolorifici invece del classico uovo. Sentito dagli inquirenti, il gioielliere lecchese aveva raccontato che i quattro componenti della banda gli erano parsi di origine sudamericana. Un primo tassello. Il successivo indizio si era aggiunto un paio di giorni dopo quando, dopo altri accertamenti, era emerso che una precedente rapina era stata messa a segno da una banda di quattro sudamericani in provincia di Bergamo. Il colpo in questione era stato messo in atto solo quattro giorni prima ai danni di un’altra gioelleria, «La casa dell’orologio» di Seriate.

Molte analogie che accomunavano le due rapine. Anche il titolare della gioielleria di Seriate, Franco Zambetti di 68 anni, aveva raccontato agli inquirenti che quel giorno ad agire erano stati in quattro, con ogni probabilità sudamericani. Pure in quella circostanza il colpo era stato preceduto da un sopralluogo sul posto. Alle forze dell’ordine il titolare aveva raccontato che pochi giorni prima due individui si erano presentati nel suo negozio chiedendo di acquistare un orologio da regalare. Proprio come a Lecco, dove invece in due avevano chiesto a Mauro Pozzoni di vedere un anello.

Una scusa per poter capire se all’interno della gioielleria ci fossero telecamere. Lo stesso era avvenuto a Lecco, dove peraltro i malviventi hanno potuto constatare l’assenza di un impianto di sorveglianza , il via libera per entrare in azione. A un mese e mezzo da quella brutta esperienza, gli uomini della squadra Mobile di Lecco sono riusciti a risalire al volto di uno dei componenti della banda. «Sono all’oscuro di tutto - spiega al telefono Mauro Pozzoni - ma la notizia mi fa piacere. Spero che li prendano per evitare che a qualcuno capiti quello che è toccato a me».

andrea.morleo@ilgiorno.net