Lecco, 3 maggio 2013 - La situazione lo preoccupa da tempo. Così Daniele Nava questa volta ha deciso di chiamare a raccolta i parlamentari della provincia di Lecco «e votare gli emendamenti se non vogliono diventare responsabili di una serie di disservizi a cui rischia di andare incontro il territorio». Oggetto dell’incontro di questa mattina a villa Locatelli sarà il problema dei tagli alle risorse delle Province, «l’ultimo regalo del governo Monti», come spiega al telefono lo stesso presidente. In realtà, il rischio è ben maggiore perché alla riduzione dei contributi voluta dall’«odiatissimo» professore ora si è aggiunto anche lo spettro di una chiusura totale di un ente ritenuto da molti pleonastico. Se ne discute da tempo ma ora che il governo Letta lo ha inserito tra i punti del proprio programma, la puzza di bruciato si fa più acre.

«Siamo diventati ormai il capro espiatorio - spiega Nava - come se eliminando le Province, si risolvessero i mali dell’Italia. In realtà eliminando le Province, si sposterebbe solo il problema altrove perché poi le nostre competenze andrebbero in carico ad altri enti». Si guarda ai Comuni e alle Regioni. «Mi domando come farebbero i 90 Comuni del nostro territorio a coordinare i lavori sulle strade, per esempio; mentre la Regione dovrebbe avvalersi di personale che non conosce il territorio». Da mesi Nava tuona contro la spending-review e la voglia di tagli «che da noi si aggira intorno ai sette-otto milioni di euro in meno in due anni, su un bilancio di circa 60 milioni: è una cifra enorme».

Tagli che il presidente di villa Locatelli ha sempre criticato perché «in realtà non porterebbero ad alcun vero risparmio, nel senso che si eliminerebbero i politici il cui costo non arriva ad incidere nemmeno all’1% mentre ai dipendenti, che non si possono licenziare, si dovrebbe trovare comunque una nuova collocazione». Verissime entrambe le cose, per carità. Sulla prima va da sé che Nava ha tutto l’interesse a dar battaglia perché, dopo aver battuto il presidente uscente Virginio Brivio e consegnato la Provincia al centrodestra dopo anni di gestione al centrosinistra, ora rischia di vedere la propria carriera rallentata vista la mancata candidatura in Parlamento.

Dall’altro versante qualcuno (sindacati in primis) dovrebbe spiegarci una volta per tutte perché un dipendente di un’azienda privata rischia pure il posto quando le cose vanno male mentre un collega che lavora nel pubblico è inamovibile a prescindere. Super tutele che spesso sono accompagnate da super stipendi come il segretario generale di villa Locatelli, Amedeo Bianchi, che all’anno supera i 200mila euro. La cura dimagrante serve, lo impone un debito pubblico ormai inaccettabile. Certo, nessuno vuole che si tocchi il proprio orticello ma da qualche parte si dovrà pur cominciare.

andrea.morleo@ilgiorno.net