Bulciago, 14 aprile 2014 - Rosso come il sangue dei martiri, nero come la morte, bianco come la pace e verde come la terra. Bulciago ieri pomeriggio era vestita con i colori della bandiera della Palestina, per ricordare Vittorio Arrigoni, il 36enne cooperante per i diritti umani che il 14 aprile 2011 a Gaza è stato assassinato da presunti terroristi islamici salafiti.

Nel piccolo centro brianzolo domenica pomeriggio sono arrivate centinaia di persone: familiari, amici e conoscenti, tutti con uniti dall’amore per il cooperante italiano, dal dolore per la sua assenza e dal desiderio di parlare della sua amata Striscia, la "più grande prigione a cielo aperto del mondo", come la definiva lui.

“Sento sempre la sua mancanza, ma in questi giorni l'angoscia che vuole uscire dal mio cuore è più forte - ha raccontato la madre Egidia Beretta, 59 anni, che è anche sindaco del paese - Quella di mio figlio è stata una bella vita. Tutti coloro che sono qui, non sono arrivati per me, ma per lui, io sono solo una narratrice di quello che lui ha compiuto ed è stato”.

E veramente in tanti, da ogni angolo d’Italia, ma anche dalla Palestina, hanno raccolto l’invito per partecipare non a una celebrazione funebre, ma a quella che è stata una festa, un inno ad un'esistenza spesa per testimoniare libertà e giustizia. “Il viaggio di Vik è il simbolo di chi osa, sceglie, abbatte le barriere e i confini”, ha salutato il genitore.

La manifestazione, è stata organizzata dai volontari della fodazione Vik utopia onlus, dagli operatori della biblioteca comunale e i soci di Qui Lecco libera e il Coordinamento comasco per la pace. E’ stata aperta con le note del canto “O bella ciao”, scandito dal battere delle mani e dalle braccia protese a ritmo con le dita a formare una “V”, di vittoria e di Vittorio.

Sono stati proiettati video e filmati, è stata allestita una rappresentazione teatrale, i Luf hanno suonato la “Ballata per Vik” appositamente composta, sono stati poi raccolti generi alimentari non deperibili, medicinali e materiale scolastico per la prossima missione umanitaria a Gaza city.

E per finire il lancio di palloncini rossi, neri, bianchi, verdi, come la bandiera palestinese, come quella italiana, adagiate sul feretro del pacifista, come il sangue di Vittorio Arrigoni, la sua morte, la pace di cui si è reso testimone e la terra di Palestina che è divenuta la sua patria.