Calco, 12 aprile 2013 - Assolto dalle accuse di violenza, condannato a un anno e sei mesi, pena sospesa, per i maltrattamenti sulla figlia. Si è concluso il processo nei confronti di un 38enne albanese residente con la famiglia a Calco che, tre anni fa, dopo aver appreso che la figlia 14enne, era stata bocciata a scuola, l’avrebbe picchiata davanti ai cancelli dell’istituto a Olgiate Molgora.

Successivamente la figlia, ricoverata in ospedale, avrebbe raccontato di essere anche stata vittima di presunti abusi da parte del padre e che avrebbe abusato di lei approfittando dell’assenza della madre. Il periodo in question e è tra il 2007 e il 2010. La madre e il fratello maggiore, dinanzi al collegio giudicante del tribunale di Lecco, hanno ammesso che la figlia minore rimaneva spesso in casa da sola, ma hanno scagionato il marito e il padre.

«Mio marito si arrabbia con i figli perché non andavano bene a scuola. Alzava la voce con loro ma non diceva parolacce e non li ha mai picchiati» ha spiegato la moglie al collegio giudicante composto da Ambrogio Ceron, a latere Gian Marco De Vincenzi e Salvatore Catalano. La donna rispondendo alle domande poste dal pm e dall’avvocato Manuel Gabrielli, titolare insieme al collega Stefano Di Donna della difesa dell’albanese ha ricordato che il marito non aveva rapporti con i nostri figli.

«Ha iniziato a frequentarli quando siamo venuti in Italia nel 2004. Lui è sempre stato qua. Ci teneva che andassero bene a scuola», è stata la conclusione. Ieri, dopo una camera di consiglio di un’ora il presidente del collegio giudicante Ambrogio Ceron ha assolto l’albanese dalle accuse di abusi e violenze sulle figlie condannato per i maltrattamenti a 18 mesi. «Giustizia è fatta - è il commento del difensore, l’avvocato Manuel Gabrielli - durante le udienze è emersa la sua estraneità ai fatti contestati».