Lecco, 19 marzo 2013 - «Ho rovinato la vita alla mia prima moglie. Ora ne sto rovinando un’altra. Quando esco dalla sala gioco e sono furioso penso spesso di entrare in banca e fare una rapina. Ho cercato di recuperare la mia vita facendo il botto, invece il botto l’ho fatto al contrario». Sono impressionanti le testimonianze raccolte dal team di esperti, psicologi ed educatori di Lecco e Lodi, che sono impegnati nella battaglia contro il gigante: il gioco d’azzardo, la terza industria dello stato che sta rovinando migliaia di famiglie.

Fra i territori più colpiti c’è Lecco, che dal 46esimo posto per spesa pro capite in gratta e vinci e videoslot ha velocemente scalato le classifiche piazzandosi, per ora, al 19esimo. Ma proprio Lecco è uno dei territorio dove la controffensiva è più viva che mai, come ha dimostrato il convegno organizzato dalla Cgil ieri. «I padroni del gioco d’azzardo legale in Italia si spartiscono una torta di 80 miliardi di euro - spiega Guerino Donà, segretario Cdlt Lecco -. L’impatto sociale però è altissimo. I costi sanitari provocati dal gioco ammontano ad esempio a sei miliardi, oltre a una montagna di soldi non pagata in termine di iva perché investita nell’azzardo».

La Cgil, insieme agli educatori del Sert di Lecco come Angelo Castellani che da tempo è impegnato in iniziative di prevenzione su tutto il territorio, si sta rimboccando le maniche e ha presentato la campagna «Mettiamoci in gioco». Fra i primi obiettivi c’è proprio la denuncia forte del fenomeno oltre alla richiesta di maggior poteri per gli enti locali che spesso si trovano a lottare da soli contro l’apertura di nuove sale gioco.

Nel territorio di Lecco la spesa pro capite ha raggiunto i 1.400 euro all’anno. L’incremento è anche dovuto al diffondersi delle slot machine nei bar della provincia (2.200). Sono più di 154 mila invece i lecchesi che giocano. Quasi quattromila possono essere definiti patologici, mentre quasi diecimila sono quelli a rischio. La maggiorparte si dedicata al Gratta e vinci e poi a Lotto e Superenalotto.

Uno dei dati più allarmanti è invece quello relativo alla percezione che gli amministratori locali hanno del fenomeno. A parte alcuni sindaci conosciuti per il loro impegno nel contrastare l’apertura dei piccoli casinò di provincia, molti di loro, il 23,1% secondo l’indagine dell’Asl di Lecco, dice di non aver alcuna notizia in merito e oltre il 21% ha una percezione bassa della problematicità.