Lecco, 7 marzo 2013 - Le presunte belve che nel giro di una settimana hanno messo a segno tre brutali rapine a Calolziocorte sono state fermate. Si tratta  di Fatmir G. e Bekim D. di appena 19 anni e Devis G. di 23, tutti abanesi e tutti insospettabili, perché incensurati. Li hanno fermati sabato scorso a Carnate i carabinieri della Compagnia di Vimercate, alle dipendenze del capitano Marco D’Aleo, mentre cercavano di rubare una Fiat Idea posteggiata lungo la strada al termine dell'ennesimo furto. I militari del Comando provinciale di Lecco, che li avevano già identificati, attendevano solo che commettessero un passo falso per bloccarli.

I tre, arrestati insieme a un quarto complice che tuttavia sembrerebbe non centrare nulla con i raid nell’hinterland lecchese, sono stati trovati in possesso di tutto il necessario del perfetto scassinatore, ma anche di una pistola modello Beretta, un'arma caricata a salve ma identica a quelle vere, la stessa utilizzata per esplodere  un colpo d'avvertimento durante la prima irruzione compiuta nel tardo pomeriggio di sabato 16 febbraio.

Gli investigatori, guidati dal tenente colonnello Marco Riscaldati e del suo vice Alessandro Giuliani, hanno tuttavia in mano anche parecchi altri elementi per ritenere che si tratti proprio dei “loro” uomini: stessa semiautomatica appunto, medesimo modus operandi, descrizioni simili, riconoscimenti da parte delle vittime, impronte digitali, filmati di telecamere e dna, per il quale si attendono conferme da parte degli specialisti del Racis di Parma, il Raggruppamento investigazioni scientifiche.

Il profilo genetico sarebbe stato estrapolato grazie a diverse tracce biologiche repertate sulla Fiat Panda rossa razziata all'ultima “preda“, l'operaia 62enne Anna Maria Pia, aggredita e picchiata a sangue nella propria abitazione popolare di via Camillo Benso conte di Cavour mentre stava dormendo. L'utilitaria è stata recuperata nei pressi di Monza nemmeno un giorno e mezzo dopo che è stata fatta sparire e a bordo c’era ancora parte della refurtiva delle varie incursioni.

Determinanti si sono rivelati anche i filmati realizzati grazie agli occhi elettronici posizionati in vari punti durante il tragitto compiuto dai banditi in fuga. Gli operatori del 112 hanno analizzato ore e ore di video. Ma hanno tenuto d’occhio e monitorato anche numeri di cellulari e le celle agganciate dai cellulari. “Un lavoro incessante e certosino”, lo ha definito il numero uno dell’Arma lecchese. Il quale ha pure annunciato che tuttavia le indagini non sono ancora concluse, perché gli immigrati probabilmente sarebbero i responsabili di altri episodi analoghi.

“E’ stata fornita una risposta pronta, tempestiva e ferma a chi commette reati - ha sottolineato il Procuratore della Repubblica di Lecco Tommaso Buonanno -. Nessuno può pensare di rimanere impunito. Questa gente ha destato allarme sociale, utilizzato armi sebbene fine ed è ricorsa alla violenza”. I tre sono adesso in carcere al Saquirico di Monza. Devono rispondere di rapina aggravata, tentata rapina, lesioni gravi e sequestro di persona.