Casatenovo, 5 marzo 2013 - Il genero di un boss della camorra abita a Casatenovo. Si tratta di Giuseppe Gallo - Pino come si fa chiamare -, il marito 25enne di Antonietta, di un anno più giovane, che è la figlia di Giuseppe Esposito, 61 anni, il presunto numero uno di un’organizzazione criminale campana. In Brianza l’uomo avrebbe gestito e commissionato rapine, estorsioni, usura, furti, ricettazioni, attività di riciclaggio, spendita di banconote false, spaccio di droga, traffico di armi ma anche voti di scambio con un politico milanese. Il giovane ieri mattina è stato arrestato insieme al suocero in una maxi retata compiuta dai carabinieri del Gruppo di Monza, che ha coinvolto in tutto 76 persone, 35 delle quali finite in manette e 8 ai domiciliari, mentre le altre 11sono sottoposte all’obbligo di firma.

Secondo le indagini coordinate dal sostituto procuratore di Monza Salvatore Bellomo nell’inchiesta denominata “Briantenopea”, il rampollo del capoclan, che è originario di Napoli, avrebbe aiutato il padre di sua moglie a piazzare capi di abbigliamento rubati, falsificare e taroccare diversi indumenti griffati e clonare carte di credito. In particolare si sarebbe occupato di reclutare gente che utilizzasse le tessere bancarie false per prelevare soldi contanti dai depositi di ignari corentisti.

Inoltre avrebbe piazzato vestiti di marca razziati in vari negozi e ne avrebbe realizzati altri applicando su scarpe di scarso valore le etichette e i simboli dei più importanti brand. La coppia si è trasferita in paese da poco. I due vivono in un appartamento di via Chioso 5, un complesso residenziale costruito di recente, a due passi dalla chiesa parrocchiale e dell’ex stabilimento della Vismara. L’altra notte i militari si sono presentati a casa loro con in mano un mandato di perquisizione e le richieste delle misure cautelari. Al blitz hanno partecipato in supporto anche i militari della stazione locale e della Compagnia di Merate. «La clonazione dei bancomat è un aspetto da approfondire, specialmente quanto riguarda la nuova tecnica impiegata - spiega il Pm Salvatore Bellomo, riferendosi a una delle “specialità” del casatese -. Sostituivano soprattutto i pos delle stazioni di rifornimento, una pratica che rende più complesso per investigatori ed inquirenti effettuare accertamenti».