di Daniele De Salvo

Calolziocorte, 4 marzo 2013 - Hanno il fiato sul collo i tre rapinatori che il mese scorso nel giro di pochi giorni a Calolziocorte hanno aggredito nelle loro case una coppia di pensionati, un anziano e un’operaia vedova, con una ferocia senza precedenti. Gli investigatori sono riusciti ad accertare che i criminali, al termine del terzo colpo, si sono dileguati attraverso il nuovo ponte Cesare Cantù che unisce la provinciale Lecco - Bergamo all’ex Ss 36.

Da qui si sono quindi diretti verso la Brianza, imboccando la Sp 342 sino a raggiungere Monza. I fuggitivi erano a bordo della Fiat Panda rossa rubata all’ultima vittima, scortati tuttavia da qualcuno a bordo di una seconda auto, probabilmente recuperata durante il tragitto. Sono stati immortalati dalle telecamere installate all’ ingresso e all’uscita del paese ma anche da quelle posizionate lungo il tragitto. Gli elementi resi dagli occhi elettronici avrebbero fornito validi spunti di indagine, insieme agli altri riscontrati dai carabinieri. I quali stanno anche valutando possibili punti di contatto con i due assalti in villa avvenuti nelle stesse settimane nella confinante provincia orobica, una in città, nel quartiere Valverde e l’altra a Covo.

Almeno in un frangente ci sarebbero dei collegamenti, sia nel modus operandi, sia per quanto riguarda le descrizioni dei colpevoli, degli slavi che parlerebbero in italiano abbastanza fluentemente. La possibile svolta sembrerebbe dunque vicina, sebbene gli inquirenti preferiscano mantenere il massimo riserbo data la delicatezza della situazione. Per chiudere il conto quanto prima si stanno dedicando al caso sia gli uomini del Nucleo investigativo del Comando provinciale, guidati dal tenente Colonnello Marco Riscaldati e dal suo vice Alessandro Giuliani, sia i colleghi della Compagnia di Merate.

«So che i carabinieri stanno lavorando a ritmi serrati, mi confronto quasi quotidianamente con loro - assicura il sindaco Paolo Arrigoni, neoeletto senatore tra le fila della Lega Nord -. L’obiettivo non è solo quello di identificare i colpevoli, ma di arrestarli».