Lecco, 1 marzo 2013 - Prima il pranzo di nozze e poi la dote. Tutto a spese della Regione Lombardia. Prima il peculato e poi la truffa aggravata. Una bella dote, 189.300 euro netti dal novembre 2009 al 31 gennaio 2012, 9mila circa di media al mese, da cui in verità il padre e suocero attingeva a piene mani. D’altronde si doveva a lui, Stefano Galli, ex capogruppo della Lega Nord in Regione silurato dopo lo scandalo dei rimborsi, se era stata affidata a suo genero, Corrado Paroli (37 enne di Lecco) di mestiere operaio imbottigliatore di acque minerali e licenza di scuola media inferiore, una consulenza degna di un team di giudici o avvocati costituzionalisti.

Titolo: «Valutazione dell’attività legislativa attinente i rapporti tra Regione ed Enti locali con particolare attenzione alla Provincia di Lecco». Nessun controllo previsto sulla congruità della consulenza e sulle competenze di chi l’avrebbe svolta, nessuna verifica sull’effettivo svolgimento del lavoro (non risulta neanche un rigo di elaborato): l’affidamento della collaborazione, validata dall’allora presidente del Consiglio regionale Davide Boni (leghista e già indagato per corruzione, ma che in questo caso compare come parte offesa) si basava su una sostanziale autocertificazione dello stesso Galli, in ossequio alla normativa vigente in Regione.

Così ieri, la Guardia di finanza di Milano esegue l’ordine del giudice preliminare Chiara Valori, su richiesta dell’aggiunto Alfredo Robledo e dei pm Paolo Filippini e Antonio D’Alessio, e va a mettere al sicuro l’equivalente del denaro sottratto alla collettività, sotto il titolo di truffa aggravata a carico di Galli e Paroli. Mette cioè i sigilli a tre case collocate in Valsassina, due di proprietà di Galli e una dell’operaio.

Si parte dall’inchiesta sui rimborsi, le spese pazze dei consiglieri regionali che mettono in conto alla collettività qualsiasi scontrino e che porta a indagare per peculato, certo con diverse responsabilità, ben 87 politici. Stefano Galli brilla subito per qualche eccesso, visto che fra i suoi 62.628 euro di rimborsi compare una fattura di 6.180 del 16 giugno 2010, che le fiamme gialle “giustificano” col pranzo di nozze della figlia Verdiana e Corrado Paroli. Il politico fa ammenda, dichiara su Facebook che restituirà tutto e che colpevole dell’errore è la moglie (da cui dice si separerà), la quale avrebbe messo la fattura nella cartelletta delle spese da portare in Regione, a sua insaputa.

Nel frattempo i finanzieri del palazzo di giustizia verificano che Paroli compare come collaboratore del gruppo consiliare Lega Nord Padania, lo sentono e si sentono dire che, «operaio a tempo pieno presso nota società di acque minerali dal maggio 2004», ha «offerto al suocero una mera collaborazione saltuaria in attività di volantinaggio». Quel «volantinaggio» si quantifica in una media di 9mila euro al mese per 3 anni, percepiti come consulente sull’impatto leggi regionali-enti locali. «Incarico conferitogli - scrive il giudice nel decreto di sequestro - in concreto incompatibile con qualifica e prestazione oraria» di Paroli.

Ma «la struttura amministrativa - si sottolinea -, per prassi, non effettua alcun controllo neppure sul curriculum del collaboratore o sul suo titolo di studio, trattandosi di incarico fiduciario... di esclusiva discrezionalità del Presidente del Gruppo stesso». Così l’operaio Paroli percepisce anche un “bonus” per «qualità e quantità di lavoro» di circa 18mila euro. E solo su richiesta di Galli stesso, il 7 gennaio, la consulenza decade: quando su di lui si è appena abbattuto il fulmine rimborsi.
 

di Marinella Rossi

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