Lecco, 22 febbraio 2013 - Un concorso pubblico per diventare precario. Si sono presentati in più di cento ieri nell’aula magna dell’ospedale Alessandro Manzoni di Lecco per partecipare alla selezioni indetta dai vertici dell’Azienda ospedaliera provinciale per reclutare un operatore socio sanitario a cui offrire un contratto di dodici mesi di lavoro in qualità di supplente, quindi solo per coprire il posto in attesa che il titolare rientri in servizio. I candidati arrivati in via dell’Eremo sono giunti soprattutto dalla Lombardia, ma non sono mancati coloro che hanno attraversato la Penisola. Sugli spalti si sono accomodati in 126, sebbene alle prove si siano iscritti quasi il doppio delle persone.

A causa della neve e per colpa delle diserzioni dell’ultimo momento alla fine tuttavia solo la metà di coloro che hanno presentato domanda e pagato la quota di partecipazione hanno risposto al quiz che ha costituito la prima e unica prova. Lunedì si dovrebbe sapere in quanti sono stati ritenuti idonei, mentre in un paio di settimane dovrebbe essere stilata la graduatoria finale. Tutti naturalmente sperano di farcela e che dalla lista definitiva possano essere chiamate più persone, dato che dai nominativi inseriti in elenco si potrà attingere per due anni per colmare eventuali carenze di organico. Ma soprattutto in molti confidano che sia un modo per cominciare a mettere il piede all’interno di un settore statale, con la prospettiva di una futura stabilizzazione. Per questo al bando hanno aderito anche oss che un impiego lo hanno già e magari pure a tempo ideterminato.
 

«Nelle realtà  private gli orari e i turni sono più impegnativi, come i ritmi di lavoro, ma soprattutto lo stipendio è molto inferiore, perchè una parte del compenso finisce nelle tasche delle cooperative a cui ormai sono appaltati questi servizi - racconta una 32enne che ha già un posto fisso in una casa di riposo della Brianza -. Fondamentalmente la maggioranza di noi aspira ad ottenere un incarico negli ospedali pubblici proprio per questo». Per tanti altri che peregrinano da un’agenzia interinale all’altra in cerca di una sistemazione almeno temporanea, l’importante resta comunque la possibilità di un lavoro, lungo o corto non interessa, l’importante è ottenerlo, anche per coprire le spese dell’”investimento” sostenuto per frequentare i corsi ormai solo a pagamento per diventare operatore socio sanitario, una qualifica certificata a livello regionale, che si ottiene solo dopo aver partecipato a lezioni con frequenza obbligatoria e superato un difficile esame.

di Daniele De Salvo