Calco, 21 febbraio 2013 - L’unica sala giochi della zona chiude, non per colpa di regolamenti comunali sempre più stringenti o dell’intervento dei rappresentanti dell’autorità pubblica in difesa dei cittadini più fragili, piuttosto a causa della crisi economica. Si tratta di una circostanza più unica che rara, in Brianza ma non solo, quella che si è verificata a Calco, specie in un periodo in cui fioccano le richieste di autorizzazioni e concessioni per aprire nuove attività completamente dedicate alle scommesse.

 

Tuttavia anche il settore dell’azzardo, che per volume di affari è la terza industria dello Stato, comincia a risentire della recessione. «I clienti erano pochi e le spese superavano di gran lunga i guadagni», assicura Cosimo Carozza, 62 anni, ormai ex gestore della videolottery di via Nazionale, lungo la ex statale 36. L’avventura nel mondo delle slot e delle macchinette elettroniche per l’imprenditore è durata veramente poco.

«Non siamo andati avanti nemmeno una dozzina di mesi - spiega il commerciante, che è titolare anche della pizzeria “La bella pugliese”, sempre di Calco -. Mi sono lanciato nell’esperienza solo perché sopra il nostro ristorante abbiamo alcuni locali che altrimenti sarebbero rimasti inutilizzati. Se l’immobile non fosse nostro certamente avremmo dovuto decidere per la serrata anche prima. Non ci ho cavato nemmeno i soldi per pagare le fatture della fornitura di corrente elettrica, dei collegamenti con i Monopoli e gli altri costi dovuti alle concessioni e alle imposte. In pratica ho lavorato in perdita. Così ho preferito restituire la licenza in Prefettura».

Quali sono i motivi del flop? «La gente non ha più denaro, pochi possono permettersi di sperperare denaro con l’azzardo - risponde il ristoratore -. Probabilmente se mi fossi impegnato per fidelizzare gli avventori più assidui tutto sarebbe finito diversamente, ma avrei dovuto in qualche modo approfittare degli avventori, specie dei più deboli e che soffrono di dipendenza dalle slot. In tutta onestà però non me la sono proprio sentita, grazie al cielo noi viviamo di altro e non abbiamo bisogno di ridurre sul lastrico le persone». «È certamente un altro sintomo della crisi che morde - commenta il sindaco Gilberto Fumagalli -. Sono però contento che nella nostra comunità non ci siano più questo genere di attività, che alla lunga comportano solo costi sociali e nessun beneficio».

«Il gioco d’azzardo mette a rischio la serenità e la sicurezza di persone, famiglie e comunità - ribadisce Paolo Strina, primo cittadino di Osnago, capofila dei colleghi che nel Meratese hanno aderito al Manifesto contro l’azzardo -. In Italia 3 milioni sono a rischio patologico, i ludopatici sono 800mila, 80 sono le persone in cura sono nella nostra provincia».
 

di Daniele De Salvo

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