Bulciago, 14 febbraio 2013 - Si pensava e sperava che con la condanna all’ergastolo e a dieci anni di carcere dei tre sequestratori e assassini di Vittorio Arrigoni lo scorso 17 settembre fosse stata scritta la parola fine sulla vicenda giudiziaria che avrebbe dovuto stabilire la verità sulla morte del 36enne di Bulciago ucciso nell’aprile del 2011 a Gaza. Invece così non è: domenica cominciano i processi di appello.

Il 17 sarà la volta di  Mahmoud Salfiti e Tamer Hasasnah di 23 e 25 anni, che devono scontare il carcere a vita perché ritenuti colpevoli sia del rapimento sia del delitto capitale. La settimana successiva, il 24 febbraio, toccherà invece a Khader Jram, 25 anni, il terzo alla sbarra a cui è stata comminata una pena minore perché considerato un fiancheggiatore. Nessun nuovo processo solo per Amer Abu-Ghoula anche lui di 25 anni, che se l’è cavata con un anno, perché si sarebbe limitato ad affittare agli altri l’appartamento dove nascondere l’ostaggio. E’ stato processato  in contumacia, perché dopo essere stato rimesso in libertà quasi subito di lui si sono perse le tracce.

Egidia Beretta, mamma del pacifista e sindaco del paese, la sorella Alessandra e Gilberto Pagani, avvocato di famiglia, erano a conoscenza di una simile eventualità. "E’ la prassi - si limita a commentare il genitore, che di recente ha pubblicato il libro “Il viaggio di Vittorio“, per ricordare -. Anche in un posto dove i governanti sono considerati appartenenti a a movimento "terroristico" dall‘Occidente, esiste l'appello. Non c'è niente di sconvolgente. Per me è molto più sconvolgente la "detenzione amministrativa" pratica dal "democratico" stato di Israele".

La speranza è che durante l’appello si possano chiarire tutti i numerosi punti rimasti insoluti, tra i quali il reale movente che ha portato all’eliminazione di chi era ritenuto non solo un amico dei gazawi ma anzi uno di loro, oltre che la ricostruzione dettagliata di tutta la vicenda. Il timore tuttavia è che i risultati non saranno nemmeno questa volta all’altezza delle aspettative e che tutto si possa concludere con una riduzione delle pene senza che siano svelati tutti gli aspetti di una vicenda caratterizzata da troppi silenzio e omissioni.