Morterone, 13 febbraio 2013 - «È una vergogna, nessuna della istituzioni si è degnata di dare una risposta. Nessuno ha detto una parola a partire dal Comune fino alla Prefettura. Lunedì io ho portato le mie figlie a scuola perché ero di riposo dal lavoro ma è assurdo che sia la famiglia a dover garantire diritti che la Costituzione stabilisce sia lo Stato a garantire». Così Maurizio Pegoraro, papà di Giorgia di 11 anni e Giada di 16, che dal 4 febbraio non vanno più a scuola per la mancanza di mezzi di trasporto. Una protesta forte quella di Pegoraro che è arrivato a presentare anche un esposto alla Procura per segnalare la violazione di quanto stabilito dalla Costituzione all’articolo 34.

«Il prossimo passaggio è scrivere al presidente della Repubblica, perché se nemmeno il prefetto ti risponde su una questione che viola la Costituzione allora siamo alla frutta. Il prefetto che è la massima rappresentanza del Governo ignora totalmente una vicenda così grave, spero che almeno la Procura faccia qualcosa». Pegoraro è perplesso di fronte al fatto che il sindaco di Morterone Antonella Invernizzi ha fatto una segnalazione all’ufficio scolastico provinciale: «Io ho scritto tre lettere alla prefettura, alla Regione e alla Procura e poi lei fa una segnalazione». Il morteronese sottolinea che quella che sta portando avanti è una «protesta di civiltà» perché in qualche modo le figlie potrebbero essere portate a scuola: «Siamo sotto elezioni, tutti promettono mari e monti e poi ecco i risultati".

"Le normative prevedono che il trasporto scolastico porti da casa a scuola. Qui non è nemmeno questo, si tratta solo di portarle da Morterone alla prima fermata del bus. Io, che ho una famiglia monoreddito, pago tre abbonamenti uno da Ballabio a Cremeno dove va Giorgia e due per andare da Ballabio a Lecco e da Lecco a Valmadrera dove studia Giada. Quindi è già un servizio a metà rispetto a quanto stabilito dalla norma, se ci fosse un servizio pubblico io non romperei le scatole ma qui non c’è nulla». Il quadro dipinto da Pegoraro è semplice: «Io mi alzo alle 4.10 del mattino, parto alle 5 da casa, non posso portarmi in giro le bambine per tre ore prima di farle andare a scuola.

Dieci anni fa la questione era già stata affrontata da tutte le istituzioni fino al Parlamento e si era stabilito che quella in essere doveva essere la soluzione, adesso di punto in bianco viene cambiato tutto e le mie figlie non possono andare a scuola. Non esiste in un paese democratico. A Pedesina, che è più piccolo di Morterone, il trasporto è garantito, ai Resinelli che non è un Comune il trasporto c’è. Non mi sembra di chiedere la luna, lavoro da 40 anni, pago le tasse, mai violato la legge, non chiedo nulla di più che un mezzo diritto per i bambini di andare a scuola, altrimenti non è un paese civile». C’è anche l’ipotesi che possa essere denunciato. «Assurdo», taglia corto Pegoraro.
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